Febbre della Valle del Rift

Febbre della Valle del Rift

La febbre della Valle del Rift (RVFV) è una malattia di origine virale, scoperta nel 1930 durante le indagini per un’epidemia di “epatite enzootica” (che colpisce un numero limitato di animali e circoscritta a determinati allevamenti) in una fattoria della Rift Valley in Kenya.

L'epidemia si era manifestata con numerose morti tra gli agnelli appena nati, insieme ad un aumento dei casi di mortalità e aborti tra le pecore adulte che in poche settimane raggiunsero le migliaia. Notando che l’evento corrispondeva con un periodo di maggiore attività delle zanzare, i ricercatori avevano ipotizzato un possibile collegamento. Gli animali furono quindi trasportati in alta montagna e protetti con zanzariere, abbattendo i casi e confermando l’ipotesi.

Il caso è stato studiato attentamente, durante e dopo l’epidemia, rivelando un ulteriore tassello quando è emerso che quasi tutti i pastori avevano avuto febbre e dolori forti, suggerendo che si fossero verificati centinaia di casi umani.

La malattia persiste ancora oggi, provocando occasionalmente epidemie di cui la più grande si è verificata tra il 1978 e il 1979 in Egitto, con circa 200.000 infezioni umane, 18.000 casi di malattia e 600 decessi.

CAUSE

Il virus della febbre della Rift Valley (RVFV), della famiglia Phenuiviridae, genere Phlebovirus, è un patogeno dei ruminanti trasmesso da artropodi, endemico dell'Africa subsahariana e della penisola arabica.

RVFV contiene un genoma di RNA tripartito costituito da un segmento piccolo (S), medio (M) e grande (L).

I virioni RVF sono sferici, costituiti da un involucro e da un ribonucleocapside (RNP), misurano 80-120 nm di diametro. L'involucro virale è ricoperto da 122 capsomeri, costituiti da eterodimeri delle glicoproteine Gn e Gc su un reticolo icosaedrico con T = 12 quasisimmetria.

TRASMISSIONE

Sono numerose le specie di zanzare in grado di trasmettere RVFV, di cui le Aedes sono il vettore principale, mentre Culex, Anopheles e Mansonia hanno un ruolo minore ma in ogni caso importante nello sviluppo di epidemie. Altri artropodi come moscerini, zecche e flebotomi possono essere infettati dal virus e potrebbero potenzialmente agire come vettori meccanici.

Uno studio sulle zanzare intrappolate nel corso di un'epizoozia ha individuato più di 53 specie catturate in campo risultate positive a RVFV, mentre più di 65 specie sono descritte come potenziali vettori, tra queste la stragrande maggioranza di Aedes e Culex.

La maggior parte di infezioni umane è dovuta al contatto con sangue o organi di animali infetti, che si può verificare in diversi momenti dell’allevamento, dalla cura dell’animale alla macellazione. C’è anche la possibilità, non ancora accertata, che la malattia possa essere trasmessa anche bevendo latte crudo. Più rare, ma sempre possibile, sono la trasmissione tramite la puntura di zanzare e la trasmissione verticale, dalla madre al feto, entrambe documentate.

Per il bestiame, il trasferimento diretto tra animali sembra essere raro o inesistente, come dimostrato dai primi esperimenti che dimostrano che le pecore viremiche non riescono a trasferire il virus agli altri animali. Ricerche recenti hanno mostrato che pecore con infezioni acute da RVFV a contatto con agnelli immunocompromessi altamente suscettibili non sono riuscite a trasmettere alcun virus.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

La presenza febbre della Valle del Rift è confermata in quasi tutta l’Africa subsahariana, in Egitto, Arabia Saudita e Yemen.

In particolare, il CDC americano riporta, monitorando lo status della malattia, una suddivisione in tre categorie di rischio nella regione:

Paesi che segnalano malattie endemiche e focolai sostanziali di RVF

Egitto, Gambia, Kenya, Madagascar, Mauritania, Mozambico, Namibia, Arabia Saudita, Senegal, Sud Africa, Sud Sudan, Sudan, Tanzania, Yemen, Zambia, Zimbabwe

Paesi che segnalano pochi casi, isolamento periodico del virus o evidenza sierologica di infezione da RVF

Angola, Botswana, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Gabon, Guinea, Mali, Niger, Nigeria, Repubblica del Congo, Somalia, Uganda

Stato RVF sconosciuto

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SINTOMI

Le infezioni umane possono portare a un ampio spettro di esiti clinici. Sebbene la maggior parte dei casi induca una malattia febbrile che si risolve da sola, si stima che l'1-2% delle infezioni si traduca in una malattia molto più grave, spesso con alti livelli di mortalità.

Dopo un periodo di incubazione di 2-6 giorni, i sintomi clinici della RVF comprendono febbre, cefalea, mal di schiena, vertigini, anoressia e fotofobia. La febbre può durare diversi giorni con un periodo di convalescenza che va da pochi giorni a un mese. Alcuni pazienti sperimentano una malattia febbrile in due fasi, in cui si verifica una riduzione dei sintomi intorno al terzo giorno prima della recrudescenza 1-3 giorni dopo.

La forma grave di RVF può comprendere un'ampia gamma di manifestazioni come epatite, ittero e malattie emorragiche. I pazienti con febbre emorragica hanno un tasso di mortalità molto alto e di solito soccombono entro una o due settimane dall'insorgenza dei sintomi.

Altri sintomi possono includere fotofobia, visione ridotta, punti ciechi, uveite, retinite ed emorragia retinica. La durata della malattia varia dalla cronicità alla risoluzione nel giro di poche settimane. Si stima che la malattia oculare si verifichi nel 2-5 % delle infezioni leggere da RVFV, mentre la prevalenza tra coloro che presentano una malattia grave può essere oltre il 10%.

Si possono verificare anche problemi gravi e duraturi poco dopo la scomparsa dei sintomi iniziali, tra cui riduzione della coscienza, allucinazioni, confusione, vertigini, salivazione eccessiva, debolezza, paralisi, postura decerebrata, emiparesi.

DIAGNOSI

Esistono diversi metodi per diagnosticare l'infezione acuta da RVFV nel bestiame e nell'uomo, ma tutti devono essere eseguiti in laboratorio.

Uno di questi è l'utilizzo della tecnica ELISA per rilevare gli anticorpi IgM tipici di una infezione recente. Possono essere utilizzati anche metodi molecolari RT-PCR per rilevare l'RNA virale, altamente sensibili e specifici. Il virus può anche essere isolato mediante coltura cellulare da campioni di sangue prelevati durante la fase febbrile (o da campioni di organi prelevati post mortem).

Poiché la maggior parte delle infezioni umane sono asintomatiche o causano malattie simil-influenzali, spesso il primo segno di un'epidemia di RVF sono gli aborti quasi simultanei in greggi di pecore gravide chiamati "tempeste di aborto".

TRATTAMENTO

La maggior parte dei casi umani di RVF non richiede trattamento. Per i pazienti in condizioni gravi non esiste un trattamento specifico diverso dalla terapia di supporto generale, poiché non esistono trattamenti approvati dalla FDA per la febbre della Rift Valley.

Il trattamento di sintomi come febbre e dolori muscolari può essere effettuato con farmaci da banco standard. L'assistenza ai pazienti ospedalizzati è di supporto, inclusa la sostituzione di liquidi, evitando tutti i farmaci che fegato, sui reni o sulla coagulazione.

PREVENZIONE

Il rischio di contrarre la Febbre della Rift Valley è considerato raro per i viaggiatori internazionali. Sono classificati viaggiatori più a rischio coloro che scelgano come meta del loro viaggio località̀ rurali e piuttosto lontane dagli abituali percorsi turistici.

Non è disponibile un vaccino, pertanto rimangono fondamentali le protezioni a livello individuale nei confronti delle punture di zanzare. Nelle aree endemiche si raccomanda quindi di:
•    indossare abiti di colore chiaro con maniche lunghe e pantaloni lunghi, che coprano la maggior parte del corpo;
•    evitare l'uso di profumi;
•    applicare sulla cute esposta repellenti per insetti;
•    applicare insetticidi a base di piretroidi che possono essere spruzzati anche direttamente sugli abiti;
•    alloggiare preferibilmente in stanze dotate di condizionatore d'aria.

Nelle zone interessate da epidemie di Febbre della Rift Valley devono inoltre essere evitati contatti con bestiame, o animali selvatici, e i loro liquidi biologici. Nel caso in cui non sia possibile evitare questi contatti si dovranno utilizzare dispositivi di protezione adatti.
 

Bibliografia:

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Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.
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