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Herpes Zoster

L’Herpes Virus Umano 3 (HHV 3) o Virus Varicella-Zoster è un virus a DNA che appartiene alla famiglia Herpesviridae ed è un alfa-herpesvirus. Si tratta di un virus endemico sul nostro territorio che causa prevalentemente infezione in età infantile, determinando l’insorgenza della varicella. La varicella è una malattia esantematica del bambino che, una volta contratta, determina immunità permanente. Il virus non viene però eliminato dall’organismo e rimane latente nei gangli spinali; se il virus latente va incontro a riattivazione causerà l’insorgenza dello Zoster o del Fuoco di Sant’Antonio.

TRASMISSIONE

La modalità di trasmissione del virus è diretta da persona a persona, avviene per via aerea mediante droplets che vengono rilasciate con tosse e starnuti. Si tratta di una patologia ad elevata trasmissibilità, che si verifica prevalentemente in età infantile ed è facilitata dalla vicinanza determinata dagli ambienti scolastici. La contagiosità del soggetto affetto da varicella comincia uno o due giorni prima della comparsa dell’eruzione cutanea e permane fino a tutta la durata della patologia, con un picco nella fase acuta esantematica di malattia. Un’altra via di trasmissione può essere quella transplacentare, quindi verticale da madre a feto, determinando conseguenze più gravi rispetto a quanto succede in epoca post-natale.

EPIDEMIOLOGIA

La varicella è una malattia endemica in tutto il mondo e l’infezione, in assenza di vaccinazione, tende a verificarsi in età infantile. L’epidemiologia di questa infezione differisce tra zone temperate e zone tropicali, probabilmente sia per caratteristiche proprie del virus come sensibilità al calore, sia per caratteristiche proprie della zona come densità di popolazione e condizioni di igiene. In Italia l’incidenza stimata è di 99 casi su 100.000 abitanti all’anno. L’incidenza di tale patologia si è sicuramente ridotta dopo l’introduzione del vaccino, che viene somministrato insieme al vaccino di rosolia, morbillo e pertosse in età infantile.

VARICELLA

La varicella è una malattia esantematica che colpisce prevalentemente in età infantile, ma che può essere anche contratta in età adulta determinando delle conseguenze cliniche più gravi. Dopo l’avvenuta infezione, il virus necessita di un’incubazione di due o tre settimane prima di determinare segni clinici. Dopo il periodo di incubazione l’esordio è con esantema cutaneo caratterizzato da papule che si trasformano in vescicole e successivamente in pustole, fino ad arrivare allo stadio finale di croste che, se lasciate cadere da sole e non rimosse manualmente, non lasciano esiti cicatriziali. Si tratta di un esantema estremamente pruriginoso tipicamente costituito da 250-500 lesioni che ricopre tutto il corpo e viene definito a cielo stellato, definizione che sta a indicare il fatto che l’eruzione può presentare diversi stati evolutivi nello stesso momento nelle diverse zone. Tipicamente va incontro a guarigione spontanea nell’arco di 7-10 giorni. La clinica risulta però più severa in soggetti immunocompromessi, nei neonati e negli adulti. Le complicanze della varicella possono essere sovrainfezione batterica delle lesioni cutanee, epatite, trombocitopenia, artrite, encefalite, polmonite e glomerulonefrite. Nel caso in cui invece l’infezione venga contratta dalla donna in gravidanza, questa può essere trasmessa al feto determinando embriopatia se contratta nei primi 6 mesi di gestazione, con un quadro clinico di varicella neonatale.

ZOSTER O FUOCO DI SANT’ANTONIO

L’infezione da varicella generalmente determina immunità permanente nei soggetti immunocompetenti, ma il virus non viene eliminato dall’organismo e rimane latente nei gangli nervosi delle radici spinali. Il virus latente può andare incontro a riattivazione in circa il 10-20% dei casi, evento che solitamente si verifica in soggetti di età intorno ai 50 anni. La riattivazione del virus determina l’insorgenza dello Zoster o Fuoco di Sant’Antonio, che si manifesta con un’eruzione cutanea a livello dei dermatomeri corrispondenti al ganglio di latenza, solitamente monolateralmente. Le lesioni cutanee a livello dei dermatomeri interessati vengono definite lesioni a grappolo di tipo vescicolare. La sintomatologia di questa patologia è il dolore a livello dell’eruzione, spesso molto intenso accompagnato da bruciore e prurito. Questa condizione può determinare anche l’insorgenza di sintomatologia sistemica come febbre, mal di testa e senso di affaticamento. Nel caso in cui il dolore legato a questa condizione persista per oltre un mese si parla di “nevralgia post-erpetica”.

DIAGNOSI

La diagnosi, sia per la varicella che per lo Zoster, è solitamente clinica, possibile grazie al quadro di segni e sintomi estremamente caratteristico. Sono disponibili anche esami diagnostici di laboratorio, come la ricerca di IgM anti Varicella-Zoster.

TERAPIA

Per quanto riguarda la varicella la terapia solitamente è solo sintomatica. Per la sintomatologia simil-influenzale e per la febbre il trattamento consigliato è quello con il paracetamolo, è da evitare invece l’utilizzo di salicilati, come l’aspirina, per l’aumentato rischio di insorgenza di sindrome di Reye nel bambino. In caso di intenso prurito possono essere invece somministrati gli antistaminici. In ogni caso sono da adottare degli accorgimenti pratici, come l’evitamento del grattamento per scongiurare la permanenza di lesioni cicatriziali sulla cute, e l’isolamento del malato per evitare la diffusione della malattia. Nei soggetti maggiormente a rischio di complicanze è possibile utilizzare farmaci antivirali come Acyclovir; nei soggetti immunodepressi questa terapia deve essere effettuata per via endovenosa.

Per quanto riguarda lo Zoster il trattamento deve iniziare entro le 72h dalla comparsa dei primi sintomi nei soggetti immunocompromessi ed è fortemente consigliato anche in soggetti immunocompetenti che presentino dolore intenso o rash facciale, soprattutto intorno all’occhio. Il trattamento è a base di farmaci antivirali come Famciclovir o Valaciclovir con somministrazione orale, che hanno dimostrato avere una maggiore biodisponibilità rispetto all’Acyclovir. Nei pazienti immunocompromessi vi è invece indicazione alla somministrazione della terapia per via endovenosa. Per quanto riguarda la gestione terapeutica della sintomatologia dolorosa possono essere somministrati farmaci antidolorifici e antiinfiammatori. La gestione clinica della sintomatologia legata invece alla nevralgia post-erpetica è invece più complessa e può richiedere farmaci come Gabapentin e Pregabalin, antidepressivi triciclici, soluzioni ad applicazione locale a base di anestetici locali come lidocaina, iniezioni di tossina botulinica. Nei casi di dolore refrattario alla terapia può essere necessario passare ad antidolorifici oppiacei o all’utilizzo del metilprednisolone intratecale.

PREVENZIONE

La prevenzione di questa patologia si basa sulla somministrazione del vaccino anti Varicella-Zoster, disponibile dal 1995 e somministrato insieme al vaccino anti Morbillo, Rosolia e Pertosse. È stato dimostrato che questo vaccino ha un’efficacia del 95% nella prevenzione delle forme moderate e gravi e del 70-75% delle forme lievi. Si tratta di un vaccino sicuro e ben tollerato. La somministrazione avviene in due dosi, una intorno ai 12-15 mesi di età e la seconda intorno ai 5-6 anni. Questa vaccinazione risulta controindicata in caso di dimostrata allergia a componenti del vaccino e in caso di gravidanza; infatti, le donne che hanno effettuato la vaccinazione dovrebbero aspettare almeno un mese prima di intraprendere una gravidanza. La vaccinazione è consigliata invece anche nei bambini più grandi o negli adulti che non abbiano ancora sviluppato la patologia, in quanto l’infezione contratta in età adulta potrebbe determinare delle conseguenze cliniche più gravi. Per i soggetti ad elevato rischio di contrarre la varicella in forma grave, come neonati fragili o soggetti immunocompromessi, è indicato il trattamento con immunoglobuline per via intramuscolare se sono state esposte a persone infette, secondo la profilassi passiva; questa somministrazione deve avvenire il prima possibile e non oltre 96 ore dall’esposizione.

Fonti:

Organizzazione mondiale della sanità (WHO)

Centers for disease control and prevention (CDC)

Istituto superiore di Sanità (ISS)

 

Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.
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