Gonorrea: analisi del report annuale epidemiologico

  • luglio 28, 2025

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Un complesso sistema di sorveglianza europea raccoglie i dati epidemiologici sulle infezioni sessualmente trasmissibili in 30 stati membri dell’UE, disponibili sul sito web dell’ECDS (European Centre for Disease Prevention and Control).

La maggior parte dei paesi riporta dati sulla gonorrea da sistemi di sorveglianza completi (24 paesi). Tre hanno sistemi sentinella che catturano solo le diagnosi di gonorrea da una selezione di servizi sanitari (Belgio, Francia e Paesi Bassi), questi sistemi sono basati su segnalazione volontaria. Tutti i paesi con sistemi di sorveglianza completi hanno una notifica obbligatoria ad eccezione del Regno Unito.

Nel 2017 sono stati segnalati 89.239 casi confermati di gonorrea in 27 paesi, con un aumento del 17% rispetto al 2016. 

Il Regno Unito ha segnalato il 55% di tutti i casi segnalati nel 2017, il quale rappresenta uno dei tassi più elevati nel 2017 (>25/100 000 abitanti).

Il tasso di notifica grezzo nel 2017 è stato di 22,2 per 100.000 abitanti per i paesi con sistemi di sorveglianza completi, con un aumento di 22% rispetto al 2016.

La Figura 1 mostra la distribuzione dei tassi di gonorrea tra i paesi che riferiscono da sistemi di sorveglianza completi.

Genere e Età

Il tasso di notifica è stato di 35 per 100.000 abitanti tra gli uomini (61.390 casi) e di 11 per 100.000 abitanti tra le donne (19.320 casi). I rapporti maschi-femmine più elevati sono stati riportati da Polonia, Croazia e Romania; mentre Cipro non ha segnalato alcun caso tra le donne.

Le informazioni sull'età sono disponibili per 23.

La maggior parte dei casi segnalati nel 2017 era tra i gruppi di età 25-34 anni (37% dei casi) e 15-24 anni (36% dei casi).

Tra i gruppi di età più avanzata, i tassi erano più alti tra i maschi. I più alti tassi specifici per età e genere sono stati tra i maschi di età compresa tra 20 e 24 anni (124 per 100.000).

Trasmissione

Nel 2017, 17 paesi (che rappresentano il 77% dei casi di gonorrea segnalati) hanno segnalato i dati anche sulla modalità di trasmissione per il 60% o più dei loro casi.

  • Il 47% di tutti i casi riguardava uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM);
  • il 45% è stato segnalato tra gli eterosessuali;
  • il 9% dei casi, il gruppo di trasmissione è stato segnalato come "sconosciuto".

Anche i dati sullo stato HIV sono stati forniti solo da alcuni Paesi del sistema di sorveglianza

(contabili per l'81% di tutti i casi di gonorrea segnalati).

Di questi 72.266 casi, le informazioni sullo stato dell'HIV erano disponibili per 48.568 casi (67%).

Tra i casi con stato di HIV noto, il 14% era sieropositivo (sia noto che di nuova diagnosi).

Tra gli MSM (31.693 casi), lo stato di HIV era noto per 27.055 casi (85%).

Di questi, il 22% era sieropositivo.

Tendenze 2008–2017

Dal 2008 al 2017, sono stati segnalati 558.155 casi di gonorrea confermata in 29 paesi, con vari gradi di completezza dei dati in questo periodo.

Durante questo periodo, i tassi negli uomini sono stati costantemente più alti delle donne.

I tassi sono più che raddoppiati per entrambi i sessi dal 2008, ma l'aumento è stato più pronunciato tra gli uomini (+190%) che tra le donne (+127%).

Il numero di casi segnalati dal 2008 al 2017 è aumentato in 20 dei 28 paesi segnalanti.

I maggiori aumenti dal 2008 nei paesi che segnalano più di 15 casi ogni anno sono stati segnalati da Francia e Portogallo, Danimarca e Irlanda.

Conclusioni

Con 89.239 casi segnalati nel 2017, la gonorrea è la seconda infezione a trasmissione sessuale (STI) più notificata nell'UE/SEE dopo la clamidia. Il tasso complessivo di notifica della gonorrea è aumentato ancora una volta nel 2017, dopo la leggera diminuzione nel 2016.

Tassi di notifica in aumento sono stati segnalati dalla maggior parte dei paesi con alcuni notevoli aumenti di anno in anno, ad esempio in Finlandia e Svezia, dove il numero di casi è aumentato di più del 40%.

L'alto tasso di infezioni da gonorrea segnalate in tutta l'UE indica il persistere di elevati livelli di comportamento a rischio. Ciò è particolarmente preoccupante considerando gli alti livelli di resistenza all'azitromicina riportati dagli ultimi dati del Programma europeo di sorveglianza antimicrobica gonococcica.

I dati mostrano che il regime di doppio trattamento attualmente raccomandato per la gonorrea (ceftriaxone e azitromicina) potrebbe risultare poco efficace a causa del fenomeno dell’antibiotico resistenza in crescita.

La tendenza all'aumento del numero di casi di gonorrea segnalati in molti paesi continua a essere guidata principalmente dall'aumento dei casi di MSM, ma dal 2016 al 2017 sono stati segnati anche aumenti tra le donne eterosessuali.

L'aumento dei casi segnalati di MSM potrebbe essere correlato a un aumento del comportamento a rischio, forse in alcuni casi anche legato al cambiamento del comportamento sessuale con l'uso della profilassi pre-esposizione all'HIV.

Il Regno Unito ha segnalato oltre la metà del numero totale di casi UE/SEE nel 2017. Tassi elevati (oltre 15 per 100.000 abitanti) sono stati segnalati in Danimarca, Islanda, Malta, Norvegia, Spagna e Svezia. Questo modello geografico è rimasto stabile negli ultimi anni. La variazione dei tassi potrebbe essere collegata a differenze reali nell'incidenza dell'infezione. Tuttavia, esistono importanti differenze in tutta Europa in termini di politiche e metodi di test, sistemi sanitari e accesso ai servizi, ruolo dei fornitori di servizi sanitari privati, inclusione dei dati nei sistemi di segnalazione e nelle strutture dei sistemi di sorveglianza.

Indubbiamente rimane consolidata l’urgenza di rafforzare l’attività preventiva di prevenzione, in particolare ad aumentare la diffusione dei test e la frequenza dei test nelle persone più a rischio.

 

Da qualche anno a questa parte molto si sta discutendo riguardo alle vaccinazioni: c’è chi sostiene fortemente la necessità di effettuarle e chi, invece, le demonizza addirittura; spesso i dibattiti sull’argomento si sono trasformati in scontri feroci o strumentalizzazioni politiche. Anche attraverso i social network o attraverso la rete Internet sono passate teorie e dichiarazioni di ogni genere, così come attraverso circolari ministeriali, regionali, comunali. In questo caotico susseguirsi di voci, interviste, comunicazioni e prese di posizione, si rischia di perdere di vista l’aspetto fondante: assicurare una protezione efficace e scientificamente valida al singolo e alla comunità.

Facciamo allora il punto sulla situazione vaccinale odierna con obiettività e con il supporto delle evidenze cliniche sull’argomento. Un dato statistico significativo e scientificamente provato, ad esempio, è il seguente: oggi malattie gravi identificate fino a pochi anni fa come “rare” o “debellate” hanno ripreso a diffondersi in Italia in maniera minacciosa.

La legge

La legge sulle vaccinazioni obbligatorie (D.Lg.7 giugno 2017 n. 73, convertito dalla legge 31 luglio 2017 n 119 e successive disposizioni, www.salute.gov.it/vaccini) è ormai da tempo in vigore. Il Ministero della Sanità, attraverso una circolare relativa alle nuove disposizioni sulle vaccinazioni, spiega perché si è scelto di introdurre l'obbligo di effettuare alcuni specifici vaccini: a partire dal 2013 si è registrato un progressivo calo del ricorso alle vaccinazioni, sia obbligatorie sia raccomandate. Ciò ha comportato che, per alcune malattie, la copertura vaccinale sia scesa al di sotto di quella soglia del 95% della cittadinanza indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come soglia minima per la cosiddetta “immunità di popolazione. Solo al di sopra di questa soglia, per determinate malattie infettive, si garantisce che il microrganismo responsabile smetta effettivamente di diffondersi, tutelando anche chi non può essere sottoposto a profilassi diretta o non reagisce alla vaccinazione.

Particolarmente preoccupanti sono i dati relativi alle vaccinazioni contro morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che rischia di far fallire il “Piano globale di eliminazione” dell’OMS, in cui siamo impegnati dal 2003, in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati “liberi”.

Le vaccinazioni obbligatore

Le vaccinazioni obbligatorie sono 10, in fascia pediatrica da zero a 16 anni; l'obbligo riguarda sia le prime dosi sia i richiami e interessa anche i minori stranieri non accompagnati.

I dieci vaccini obbligatori sono i seguenti:

Dati vaccinazioni

I nati a partire dal 2017 dovranno effettuarli tutti, secondo il calendario previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. I nati dal 2001 al 2016, invece, sono esonerati dal vaccino contro la varicella, perché nel momento in cui avrebbero dovuto essere vaccinati, l’obbligo a riguardo non era previsto dal calendario allora in vigore.

Per i vaccini contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, la legge prevede che la disposizione dell'obbligo vada rivista ogni tre anni: compatibilmente con i dati sulla diffusione delle malattie e le coperture vaccinali, infatti, l'obbligo potrebbe essere abolito.

Cosa succede se non si fanno i vaccini obbligatori

Se un bambino o un adolescente non è in regola con le vaccinazioni previste dalla legge, e se i suoi genitori rifiutano di metterlo in regola anche dopo essere stati convocati dall'Asl per il colloquio informativo, per prima cosa è prevista una multa: da 100 a 500 euro.

In caso di vaccinazioni raggruppate, la multa è unica; ad esempio, i genitori che dovrebbero sottoporre il loro bimbo di tre mesi alle sei vaccinazioni previste dal calendario (contro polio, difterite, tetano, pertosse, Haemophilus ed epatite) se non osservano l’obbligo del caso, saranno sanzionati con una sola multa, non sei; a seguito del pagamento, l'obbligo nei confronti di quelle vaccinazioni è considerato estinto. La stessa famiglia, però, potrà vedersi recapitare una nuova multa se non dovesse sottoporre il figlio alle vaccinazioni successive (morbillo, parotite, rosolia e varicella, a 13-15 mesi).

A prescindere dai pagamenti delle multe, il bambino che non sia stato sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie non potrà accedere ad asili nido e scuole d'infanzia. Potrà invece accedere alla scuola dell'obbligo.

I vaccini raccomandati

La circolare riporta anche che, per legge, dovranno essere offerte gratuitamente ai genitori dei nuovi nati le seguenti vaccinazioni:

  • antimeningococcica B;
  • antimeningococcica C (nei primi anni di vita), o antimeningococcica tetravalente ACWY in adolescenza;
  • antipneumococcica;
  • antirotavirus;

Inoltre, in adolescenza è prevista la vaccinazione contro HPV (papilloma virus), sia per i maschi sia per le femmine.

Tali vaccini sono facoltativi poiché prevengono malattie meno frequenti nel nostro Paese, o non particolarmente contagiose, ma sono fortemente raccomandati da tutte le Società Scientifiche.

Esoneri

Si può evitare la vaccinazione in tre casi:

Se il bambino ha già contratto la malattia contro la quale doveva essere vaccinato; tale condizione va certificata attraverso una notifica del medico curante, alla quale va allegato un esame del sangue che attesti la presenza di anticorpi protettivi; Il test non è gratuito, ma a carico di chi lo richiede; la legge prevede invece che sia gratuito per la famiglia il rilascio del certificato da parte del pediatra curante.

Se il vaccino contro la malattia già contratta è contenuto all'interno di formulazioni multicomponenti; la famiglia può chiedere che il bambino sia vaccinato solo per le altre malattie, con vaccini monocomponenti oppure vaccini combinati, ma privi dell'antigene in questione.

Va precisato, però, che non è certo che questi vaccini siano disponibili. Al momento, per esempio, non sono autorizzati in Italia vaccini monocomponenti contro difterite, pertosse, morbillo, rosolia e parotite. E anche se lo fossero, non è detto che sia sempre possibile ottenerli.

La circolare precisa, dunque, che se le formulazioni "particolari" non sono disponibili, la profilassi andrà completata con i vaccini combinati esistenti, sottolineando che non ci sono controindicazioni a vaccinare coloro che hanno già avuto la malattia. Per altro, i vaccini combinati non dovrebbero preoccupare più di tanto, sia perché il sistema immunitario del bambino è perfettamente in grado di ricevere più "principi attivi" contemporaneamente, sia perché tali vaccini contengono anche meno eccipienti rispetto alla somma dei monovalenti; inoltre, come precisa il Prof. Pier Luigi Lopalco, “riducono il numero di eventi avversi, come convulsioni febbrili o eventi allergici gravi, che è legato al numero di somministrazioni".

L'altra possibilità di esonero si verifica quando il vaccino stesso rappresenta un pericolo per la salute del bambino. Nel caso in cui il soggetto abbia avuto una reazione allergica grave ad una dose di un vaccino, oppure a un componente di esso, la vaccinazione ulteriore è assolutamente controindicata. Invece la presenza di una malattia grave o moderata, con o senza febbre, non è di per sé controindicazione assoluta: per decidere se vaccinare o meno va valutato caso per caso il rapporto rischi-benefici.

Di seguito segnaliamo le controindicazioni (Società Italiana di Pediatria, Federazione Italiana Medici Pediatri, Federazione Italiana Medici Medicina Generale, Società Italiana di Igiene, Ministero della Salute)

Vere

False
  • le malattie acute in atto
  • Le malattie neuropsichiatriche
  • I deficit di difese immunitarie primitivi/secondarie
  • L’infezione da HIV
  • Le allergie importanti e specifiche    al prodotto
  • Le terapie con farmaci immunodepressivi
  • I trattamenti con cortisonici
  • Le affezioni minori anche ripetute
  • Le allergie a singoli componenti
  • La dermatite atopica con manifestazioni eczematose o infezioni cutanee localizzate
  • La terapia con antibiotici sia orali che iniettivi o cortisonici per uso locale
  • Il diabete insulino-dipendente
  • Le malattie croniche del cuore, polmone, fegato e reni
  • Le convulsioni febbrili e non, sia a livello familiare che personale
  • Le malattie neurologiche non evolutive
  • La prematurità e immaturità
  • I disturbi della nutrizione

Cosa è il vaccino

Per definizione il vaccino è una preparazione rivolta alla produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva. È costituito dall’antigene (virus o batteri o loro parti o prodotti o sostanze di sintesi attenuate o inattivate), dal liquido di sospensione (spesso acqua distillata sterile o soluzione fisiologica sterile) e da conservanti (sali di Alluminio, utilizzati anche come adiuvanti). Va ricordato che i conservanti a base di mercurio sono stati abbandonati dal 2002 per la scomparsa delle confezioni multi-dose per i quali era utilizzato, oltre che per l’attenzione mediatica esplosa in quel periodo.

I vaccini sono, pertanto, prodotti farmaceutici costituiti da piccolissime quantità di microrganismi (virus o batteri) uccisi o attenuati, in grado di causare una malattia infettiva. I vaccini sono progettati in modo da far perdere la capacità infettante dei microorganismi (quindi di generare la malattia) ma non quella immunogena (cioè la capacità di scatenare la reazione di difesa immunitaria).

I vaccini usano il meccanismo naturale di difesa del nostro corpo per costruire una specifica resistenza alle infezioni. Questa difesa immunitaria, simile a quella che è provocata dalla malattia, protegge dall’attacco dei microrganismi presenti nell’ambiente e nelle persone della nostra comunità senza che si sviluppino i sintomi e le complicanze della malattia.

Usando questa strategia, i virus vengono indeboliti così che si riproducono con molta difficoltà all’interno dell’organismo. I vaccini contro il morbillo, la parotite, la rosolia e la varicella sono fatti in questa maniera.

I virus naturali causano la malattia moltiplicandosi migliaia di volte nel corpo; i virus attenuati dei vaccini, invece, di norma si replicano per non più di 20 volte, e per questa ragione non sono in grado di causare la malattia.

Il vantaggio dei virus vivi "attenuati" è che una o due dosi di vaccino determinano una immunità che dura tutta la vita.

Il limite di questi vaccini è che in genere non possono essere somministrati a persone con difetti del sistema immunitario.

I virus completamente inattivati (o uccisi) con sistemi chimici, invece, non possono moltiplicarsi. Il vantaggio di questo approccio è che il vaccino non può causare, neanche in forma lieve, la malattia che previene e può essere dato anche alle persone con il sistema immunitario compromesso.

Il limite è che per assicurare l’immunizzazione occorre somministrare più dosi di vaccino.

In conclusione

In considerazione dei dati oggettivi riportati e di quanto sin qui evidenziato, raccomandiamo ad ogni genitore di prestare costantemente la massima attenzione al benessere e alla salute dei figli, con particolare riferimento ai soggetti che presentano condizioni di fragilità o stati patologici.

Ricordiamo altresì che, per il bene del singolo e della comunità, è imprescindibile attenersi alle norme sanitarie in vigore, quali quelle relative alle vaccinazioni: la salvaguardia della salute è un diritto ma anche un dovere di ogni cittadino. È inoltre importantissimo rivolgersi agli esperti e documentarsi per comprendere e approfondire adeguatamente lo stato psico-fisico dei minori; in questo modo, nel rispetto delle regole comuni, potremo effettuare consapevolmente le corrette scelte di prevenzione, cura e tutela della salute.

FONTI:

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