Redazionale

Cosa ci può insegnare la paleogenetica sull'HIV

Data pubblicazione: 21/10/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott.ssa Chiara Dall'Asta

Cosa ci può insegnare la paleogenetica sull

La paleogenetica è la scienza che studia il passato attraverso l’analisi del materiale genetico, dando informazioni preziose sull’evoluzione degli esseri viventi, delle loro abitudini così come delle loro malattie.

E qual è il ruolo della paleogenetica in una malattia tanto recente quale l’infezione da HIV?

Circa il 10% della popolazione europea è portatore di una mutazione che sembra offrire protezione nei confronti di questa infezione: è stato dimostrato che questa mutazione possa aver avuto origine, in conseguenza di un’epidemia.

I ricercatori sono tuttora divisi se questa “protezione” sia dovuta all’infezione del vaiolo o alla peste, ma non sul fatto che da una di questa due derivi la mutazione CCR5-Δ32. La proteina CCR5 è una proteina di membrana dei globuli bianchi, che impedisce l’entrata del virus nella cellula.

È interessante come questa mutazione presenti una diffusione assai diversa nella stessa Europa con picchi del 16% in Russia e Finlandia e con un ridotto 4% in Sardegna e 3% nella porzione turca della popolazione di Cipro.

Questa mutazione non è correlata ad alcuna malattia, forse unicamente a una maggiore sensibilità ad alcuni virus, quali cytomegalovirus, l’herpes simplex virus, il virus dell’epatitie C, il virus West-Nile.

Gli individui portatori di questa mutazione in omozigosi non esprimono sulle cellule il recettore CCR5 per la chemochina e sono resistenti all’infezione da parte del virus dell’HIV, mentre gli eterozigoti hanno una maggiore resistenza rispetto alla popolazione generale senza mutazione, una carica virale inferiore e una progressione più lenta verso la fase conclamata della malattia, cioè l’AIDS.

Questa affermazione è confermata dal caso, riportato in Letteratura, di un paziente affetto da leucemia mieloide acuta e HIV, sottoposto successivamente a trapianto di midollo da donatore portatore di mutazione CCR5-Δ32 in omozigosi: dopo il trapianto, è stata osservata una riduzione della carica virale per 20 mesi che ha portato anche alla possibilità di sospendere la terapia antiretrovirale.

Gli scienziati hanno ovviamente ipotizzato che questa mutazione potesse aprire nuove linee di ricerca nella terapia per l’HIV; a questo proposito va specificato che il nostro DNA, in presenza di mutazioni, mette in atto dei meccanismi compensatori di protezione nei confronti della perdita o della riduzione della funzione di CCR5 che non sono presenti in caso la mutazione sia “indotta”.

In effetti è stata osservata una maggior sensibilità ad infezioni non HIV correlate “silenziando” il recettore farmacologicamente, tuttavia l’analisi dei dati dei pazienti trattati con cernicriviroc (l’ultimo farmaco creato sulla base dell’ipotesi protettiva della mutazione del CCR5) ha permesso di evidenziare il potere antifibrotico del farmaco nei confronti di un’altra patologia ad elevata mortalità: la steatoepatite non alcolica con fibrosi.

Le ricerche per combattere l’HIV continuano, le possibilità sono molte e non si esclude che possa essere trovata una terapia efficace per combattere questa malattia.

Attualmente sono segnalati solo due casi in Letteratura in cui il trapianto di midollo osseo ha dato beneficio al tumore del sangue e, poiché era stato segnalato un donatore con la mutazione protettiva nei confronti dell’HIV, anche nei confronti di questa infezione virale. Rimangono due considerazioni: il trattamento con trapianto di midollo non è adatto a tutti i soggetti affetti da HIV in quanto può essere applicato solo a chi ha in concomitanza un tumore del sangue, poiché i rischi di questo trapianto sono ancora alti rispetto alla cura antiretrovirale attraverso gli appositi farmaci; questa osservazione ha dato il via a nuovi studi focalizzati sulla manipolazione genica del gene CCR5.

Fonti:

  • Hopkin M, Nature, 2005.
  • Hutter G, et al; N Engl J Med 2009 Feb 12; 360
  • Peluso MJ et al; EBioMedicine. 2019 Apr; 42: 3
  • Sanchooli J, et al; V Immunol, 2014: 27: 2
  • Starčević Čizmarević N, et al; Croat Med J. 2020:61: 525
  • Anstee QM et al, Contemp Clin Trials 2020
Trovi questo articolo interessante? Condividilo sui social
Progettazione e sviluppo a cura di TECNASOFT