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Cosa rischiano i nati prima del 1979 non vaccinati contro l’Epatite B

Data pubblicazione: 12/12/2022
Categoria: News - Autore: Edoardo Zanini

Cosa rischiano i nati prima del 1979 non vaccinati contro l’Epatite B

L’epatite B è una malattia molto grave determinata dal virus HBV, appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae. L’infezione si può contrarre con rapporti sessuali non protetti, contatto diretto con sangue infetto e tramite passaggio materno fetale. L’epatite B non si trasmette con gli starnuti, i colpi di tosse, gli abbracci o l’allattamento.

L’epatite B si manifesta entro i 6 mesi successivi all’esposizione al virus con disturbi addominali, nausea, vomito; a volte è accompagnata da ittero con febbre di lieve entità. Il tasso di letalità è attorno all’1%, ma aumenta in soggetti con più 40 anni.

Alcune persone sono in grado di contrastare efficacemente il virus, mentre nel 5/10% dei casi la malattia cronicizza portando a epatite cronica, cirrosi, insufficienza epatica, carcinoma epatocellulare ed è in questo caso che la malattia è più grave.

Ad oggi non si sente parlare spesso di Epatite B, ma anni fa la situazione era ben diversa.

In Italia, a fine anni Ottanta, si contavano circa due milioni tra persone infette e portatori cronici, frutto della totale disinformazione riguardo a questa patologia. La principale via di trasmissione era quella da madre portatrice a neonato, seguita da quella parenterale.

Negli ultimi 20 anni, però, la situazione è drasticamente cambiata. Con l’introduzione della Legge 165 del 27/05/1991 si stabilì l’obbligo di vaccinazione antiepatite B a tutti i nati dal 1979 in poi.

Tecnicamente la legge è stata introdotta nel 1991 ma sono stati vaccinati coorti di pazienti nati fino al 1979.

Questo ha permesso dopo quasi vent’anni dall’introduzione della vaccinazione di avere un quadro epidemiologico nettamente migliore. Attualmente l’incidenza di questa patologia si attesta a 0,18/100.000 con un trend in diminuzione negli ultimi anni. I portatori cronici sono circa 500 mila.

I contagi avvengono maggiormente per via sessuale o sono legati alla tossicodipendenza, mentre si contano anche casi importati da persone provenienti da zone ad alta endemia per il virus dell’epatite B.

Chi sono le persone a rischio infezione?

Naturalmente le persone più a rischio sono i non vaccinati, ovvero tutte le persone nate prima del 1979 che non sono rientrate nell’obbligo vaccinale.

Inoltre, hanno un maggiore rischio di contagio i conviventi di famiglie in cui è presente un portatore cronico.

Anche il lavoro rappresenta una possibile fonte di trasmissione. Esistono, infatti, professioni che richiedono un contatto con soggetti/materiali potenzialmente infetti.

Le categorie di lavoratori maggiormente a rischio sono:

-operatori sanitari;

-addetti di laboratorio;

-chi lavora nella Polizia di Stato etc.;

-Tatuatori;

-Addetti ai servizi cimiteriali e funebri.

Il vaccino contro l'epatite B

L’arma fondamentale per contrastare la diffusione del virus dell’epatite B naturalmente è il vaccino.

Il vaccino è prodotto utilizzando la tecnologia del DNA ricombinante, prendendo l’antigene di superficie dell’epatite B (HbsAg) e purificandolo.

Esiste sia singolo che combinato a quello dell’epatite A o incluso nell’esavalente che viene effettuato in età pediatrica e prevede l’inoculo di 3 dosi (0,1,6 mesi).

Dopo una vaccinazione completa per i soggetti che hanno risposto correttamente, la protezione è di oltre il 95% con una durata che si pensa sia probabilmente a vita. Tuttavia, risulta meno efficace se effettuata dopo i 20-25 anni di età.

La vaccinazione è generalmente ben tollerata, gli effetti collaterali sono perlopiù di lieve entità e prevedono gonfiore locale e talvolta stanchezza e febbre delle 48 ore successive.

È importante quindi usare lo strumento della comunicazione per continuare a diffondere tra la popolazione la consapevolezza dell’importanza della vaccinazione. Nonostante i nuovi casi siano relativamente pochi è indispensabile non abbassare la guardia.

 

Fonti:

epidemiologia-italia

Hbv2011

salute.gov.it

infovac

epicentro.iss.it

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