Redazionale

Creata interfaccia Cervello Umano/Intelligenza Artificiale

Data pubblicazione: 03/03/2020 - Ultimo aggiornamento: 29/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)

Creata interfaccia Cervello Umano/Intelligenza Artificiale

In un articolo dell’Economist è apparsa la notizia relativa ad alcune dichiarazioni di Elon Musk che hanno fatto un certo scalpore: ha svelato l’intenzione di realizzare un nuovo tipo di interfaccia cervello-macchina (Brain Machine Interface=BMI). È infatti partito dalla premessa che se gli esseri umani non entrano in un rapporto simbiotico con l'intelligenza artificiale (AI) saranno sicuramente lasciati indietro dalle macchine stesse che hanno creato.

Collegare i cervelli direttamente alle macchine è un'aspirazione di vecchia data. E sta già accadendo, anche se in modo ancora precario. Certo siamo solo agli inizi. Nella stimolazione cerebrale profonda, ad esempio, i neurochirurghi sono già in grado di impiantare elettrodi nel cervello di un paziente affetto da Parkinson per tentare un trattamento. A livello ancora sperimentale trovano impiego per registrare le onde cerebrali delle sorte di cartucce di 100 aghi di silicio conduttivo. Un team dell'Università di Washington ha creato una "rete cervello-cervello" che consente alle persone di condividere dei giochi usando solo il pensiero. E i ricercatori dell'Università della California, a San Francisco, hanno catturato segnali neurali dalle persone mentre parlano, e hanno poi trasformato tali informazioni, tramite un computer, in parole comprensibili.

Ma il progetto Neuralink si preannunzia con intenzioni già più ambiziose. La società non vuole solo sviluppare una migliore BMI. Il suo scopo reale è quello di creare una “neural lace”, cioè un collegamento neurale, costituito da un mesh di elettrodi ultrasottili in grado di catturare quante più informazioni possibili dal cervello e collegarle a un supporto informatico. Naturalmente questa ricerca, come è immaginabile, va ad affrontare una grande quantità di problemi e ostacoli. Gli elettrodi infatti devono essere sufficientemente flessibili per non danneggiare i tessuti cerebrali e contemporaneamente devono essere in grado di resistere a veri eventi usuranti; devono essere molto numerosi, nell’ordine delle migliaia per gestire una banda elettromagnetica di grandezza adeguata; l’impianto deve avvenire in condizioni di sicurezza igienica e permanere nei tessuti senza causare dolore. Si sta arrivando a inserire migliaia di elettrodi in grado di comunicare in modalità wireless.

I primi dati ci danno degli esiti molto interessanti con prospettive particolarmente eccitanti. Si riescono a individuare regioni del cervello che, anche se in maniera ancora approssimativa, riescono a interfacciarsi con la matrice informatica. Ad esempio si riesce in modalità “output” a controllare il movimento di un mouse su di uno schermo e a livello sensitivo in direzione inversa suscitare il senso del tatto. Ma quello che per ora si riesce a fare con i topolini da esperimento, dopo l’approvazione della FDA potrà essere sperimentato su volontari umani. Si attendono risultati eccitanti. Gli obbiettivi primari per il momento sono fornire possibilità di cura a malati neurologici, come paralisi o lo stesso citato Parkinson, a guarire la cecità e molte altre applicazioni nell’ambito medico. Lo scopo finale? Riuscire a comunicare pienamente con A.I. in maniera transumana.

 

https://www.economist.com/science-and-technology/2019/07/18/elon-musk-wants-to-link-brains-directly-to-machines?fsrc=scn%2Ftw%2Fte%2Fbl%2Fed&=1

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