Redazionale

Dermopatie professionali

Data pubblicazione: 14/12/2023
Categoria: News - Autore: Dott.ssa Eleonora Ricci

Dermopatie professionali

Le dermopatie professionali sono conosciute anche come dermatosi e con tale nome ci si riferisce a delle patologie a localizzazione cutanea date dalla somma di fattori riconducibili all’ambiente lavorativo. Le cause possono essere di natura chimica, fisica, meccanica o biologica, ma per essere definita patologia professionale devono sussistere tre elementi; in primo luogo deve essere presente il criterio temporale, cioè la malattia deve comparire la prima volta durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, ed in secondo luogo il criterio clinico di parziale risoluzione e peggioramento rispettivamente in assenza o presenza dal lavoro, confermato con il test arresto- ripresa positivo. In ultimo deve essere riconoscibile, anche in parte, l’agente causale nell’ambiente lavorativo.

Seppur rappresentano una fascia tra il 20 e il 50% di tutte le malattie professionali, le dermopatie sono spesso soggette a ritardo di segnalazione e ritardo diagnostico, stimato dopo circa 8,6 mesi. Questo può essere spiegato dalla sottostima della patologia, in quanto nella maggior parte dei casi non comporta la necessità di ricovero ospedaliero, bloccando così il processo di notifica, sono spesso lesioni che non arrecano danno grave al lavoratore, di natura reversibile e non correttamente associate all’attività lavorativa da parte della sorveglianza sanitaria aziendale.

La maggior parte delle malattie cutanee professionali sono le dermatiti da contatto (90-95%), distinte in dermatiti irritative da contatto (DIC) e dermatiti allergiche da contatto (DAC).

Le dermatiti irritative sono causate da agenti di natura fisica, chimica o biologica che determinano un danno di natura irritativa senza però creare una risposta del sistema immunitario (sensibilizzazione). L’agente irritante attiva una reazione infiammatoria con lesione degli strati superficiali della cute nella sede di contatto, con un danno ad intensità crescente per intensità di dose, tipologia di agente, integrità della cute iniziale, sede anatomica interessata e stato di salute del lavoratore. Esempi di agenti lesivi più frequenti sono: detergenti, cemento, disinfettanti, solventi, cutting oils; le categorie di lavori più esposte sono: operai edili, addetti alle pulizie, parrucchieri, metalmeccanici ed operatori sanitari. Le sedi più colpite sono le mani e gli avambracci; il lavoratore riferirà dolore e bruciore con cute secca che tenderà alla desquamazione e possibilità di complicanza infettiva per pazienti defedati.

Le dermatiti allergiche differiscono dalle precedenti per l’attivazione del sistema immunitario e reazione anticorpale attiva in risposta ad uno specifico agente allergizzante, in lavoratori già predisposti (soggetti atopici). Per la realizzazione di queste forme sono necessari due momenti: il primo di sensibilizzazione, ovvero il lavoratore entra in contatto per la prima volta con l’agente per un tempo cumulativo di 5-7 giorni, senza manifestare sintomi apparenti; il secondo di elicitazione, cioè per un secondo contatto con l’allergene si avranno manifestazioni cliniche dopo 12-48 ore che potranno persistere anche per settimane. La cute del paziente potrà presentare edema, vescicole, eritema con intenso prurito ogni volta che entrerà in contatto con la sostanza responsabile. Le sedi coinvolte sono il dorso delle mani, pieghe interdigitali, volto e avambracci. Gli agenti più frequentemente interessati sono: coloranti, additivi, resine, guanti in gomma, oli minerali; riguardano spesso lavoratori dei settori edili, agricoli, metalmeccanici e parrucchieri.

Tra le varie malattie professionali a richiesta di prestazione, sia per inabilità temporanea assoluta sia per inabilità permanente, da parte dell’INAIL le affezioni cutanee rivestono un ruolo significativo. In particolar modo, sono centinaia le segnalazioni di radiodermite denunciate all’ ente assicurativo nazionale ogni anno. Il termine indica una patologia cutanea provocata da radiazioni che portano ad un processo di atrofia e distrofia nelle zone che sono esposte alle radiazioni nocive, in particolar modo il dorso delle mani. Le categorie di lavoratori a rischio sono: radiologi, ortopedici, dentisti, operatori di radioterapia che hanno fototipo chiaro e giovane età.

Le radiazioni ionizzanti, i raggi UV, e le radiazioni infrarossi, insieme ad altri cancerogeni come arsenico e idrocarburi possono essere responsabili di neoplasie cutanee di origine professionale che riguardano i lavoratori esposti alla luce solare diretta come gli asfaltatori, viticoltori e agricoltori. Tra queste patologie le più segnalate sono i melanomi cutanei e tumori epiteliali spinocellulari.

Tutte le forme patologiche affrontate sono potenzialmente soggette a cronicizzazione, e questo è associato ad un aumento della morbilità, che ha un impatto sull'attività lavorativa persa, calcolata come:

(n. giorni di assenza dal lavoro) / (n. giornate lavorative previste).

Inoltre, tali patologie comportano un forte onere economico, stimato intorno ai 5 miliardi l’anno in Europa, per costi diretti, come trattamenti medici indennizzati, e indiretti per calo della produttività.

A fronte di ciò è essenziale attuare dei protocolli di prevenzione e diagnosi precoce su gruppi di lavoratori a rischio. In prevenzione primaria il focus riguarda l’ambiente lavorativo. Sarà quindi importante:

  • allontanare gli agenti nocivi o, qualora non del tutto possibile, ridurre l’uso;
  • usare cappe o aspiratori soggetti a manutenzione periodica;
  • pianificare ore di formazione per il personale sui rischi da esposizione.

La prevenzione secondaria prevede la diagnosi precoce effettuata dal medico competente grazie al programma di sorveglianza sanitaria attuato con visite pre-assuntive, per l’inquadramento di eventuali soggetti a rischio di patologie cutanee, e visite periodiche con esecuzione di test epicutanei specifici.

 

 

Sitografia:

www.medicocompetente.it

www.inail.it

Bibliografia:

Lezioni di medicina del lavoro. (Antonio Mutti)

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