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Difterite: potrebbe diventare una delle principali minacce globali?

Data pubblicazione: 31/05/2021 - Ultimo aggiornamento: 09/02/2023
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini

 Difterite: potrebbe diventare una delle principali minacce globali?

La difterite è una patologia che è stata una delle principali cause di mortalità nei bambini all’inizio del XX secolo e che, grazie al vaccino, introdotto negli anni ‘40/50, è scomparsa almeno in Europa, mentre rimane endemica in Paesi in via di sviluppo come l’Africa, l’India e l’Asia meridionale.

La difterite è una malattia infettiva acuta provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae. Una volta entrato nell’organismo, l’agente patogeno rilascia una tossina che può danneggiare, o distruggere, tessuti e organi.

Gli organi coinvolti differiscono in relazione al tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e talvolta le tonsille. La tossina difterica rilasciata può provocare, anche a distanza di settimane, gravi complicazioni come miocardite e danni a fegato e reni.  Un altro tipo di patogeno provoca ulcere della pelle, è tipico delle zone tropicali calde e aride, si presenta con lesioni della cute, pustole che possono evolvere in ulcere croniche. Raramente l’infezione può coinvolgere la congiuntiva o la vagina. La difterite può insorgere a qualsiasi età e, generalmente, si manifesta in soggetti non vaccinati.

Nei Paesi con clima temperato si diffonde nei mesi invernali; si trasmette per contatto diretto con una persona infetta, raramente con oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni di un paziente.

Aumentano i casi di difterite nei soggetti con copertura vaccinale assente o insufficiente

Negli ultimi anni gli episodi di difterite sono in aumento a livello globale: il numero più alto di casi, 22.986, si è registrato nel 2019. Questo incremento può essere provocato da numerosi focolai nei paesi a medio-basso reddito con inadeguata copertura vaccinale. Il batterio difterico è stato isolato dalla cute di alcuni rifugiati che provengono da Paesi dove l’infezione è ancora diffusa. Il ritorno di questa patologia infettiva può essere provocato dalla non immunizzazione della popolazione migrante (adulta e minore) con una storia vaccinale inadeguata e incompleta e dal sovraffollamento delle strutture di prima accoglienza.

L’incidenza della difterite a livello europeo

Secondo le stime del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC), da gennaio al 2 Dicembre 2022, sono stati segnalati 232 casi di difterite in 8 paesi europei: 64 in Germania, 42 in Austria, 1 in Spagna, 18 in Belgio, 3 in Italia, 14 in Francia, 7 in Norvegia, 5 nei Paesi Bassi, 25 in Svizzera e 53 nel Regno Unito. La difterite cutanea e la forma più diffusa.

L’analisi delle sequenze geniche dei casi segnalati nei migranti nel 2022, ha rivelato 3 diversi tipi di sequenza (ST): ST 377, ST384, ST574. L’analisi filogenica (tecnica che studia la storia evolutiva degli organismi viventi basandosi sull’analisi della struttura delle molecole) ha evidenziato un cluster tra gli isolati all’interno di ciascuno degli ST riportati. Una valutazione dell’impatto, dei risultati di questo studio, sulla salute pubblica, è attualmente in fase di analisi con la raccolta di ulteriori informazioni epidemiologiche sui casi. Secondo l’UE/SEE, il rischio per gli individui che vivono o lavorano all’interno della comunità di contrarre la difterite è molto basso se hanno completato il ciclo vaccinale. L’incidenza di sviluppare l’infezione aumenta per i soggetti non vaccinati o immunodepressi.

Linee guida UE/SEE per contenere la diffusione della difterite nei centri di accoglienza

Per contenere i contagi, le linee guida UE/SEE (Spazio economico europeo) nella gestione dei focolai di difterite all’interno dei centri di accoglienza raccomandano:

  • identificare e vaccinare gli individui nei centri di accoglienza che non sono vaccinati o con un ciclo vaccinale incompleto oppure incerto;
  • identificare e isolare i possibili casi in attesa di accertamento diagnostico;
  • isolare i casi sospetti e, se non vi sono strutture per l’isolamento, interporre schermi tra i sospetti per evitare la trasmissione sia per via orale che per contatto;
  • isolamento dei casi confermati fino a quando non vi siano due colture negative ottenute a distanza di 24 ore dal trattamento antimicrobico;
  • identificazione dei contatti stretti incluso il personale che lavora all’interno del centro che ha assistito senza DPI (dispositivi di protezione individuale) i casi accertati di difterite;
  • profilassi antimicrobica post-esposizione e vaccinazione dei contatti stretti non vaccinati o con stato vaccinale incompleto;
  • il ciclo vaccinale del personale deve essere aggiornato secondo i calendari vaccinali;
  • segnalazione tempestiva alle autorità competenti nazionali e internazionali dei casi confermati secondo la normativa UE;
  • maggiore sorveglianza, compresa la tipizzazione molecolare e il sequenziamento dell’intero genoma dei casi isolati, per comprendere e monitorare come si diffonde l’agente infettivo.

Il ritorno di patologie infettive ritenute ormai debellate può essere causato dalla scarsa o incompleta copertura vaccinale a livello mondiale. Tuttavia, negli ultimi anni sta diventando sempre più preoccupante, tanto da essere considerato una vera e propria emergenza sanitaria, un nuovo fenomeno, quello della resistenza agli antibiotici.

Che cos’è l’antibiotico resistenza

L'antibiotico-resistenza da parte dei microrganismi (AMR, Antimicrobial Resistance) è un fenomeno che avviene naturalmente come forma di adattamento all’ambiente; è la capacità di un batterio di resistere all'azione di uno o più farmaci antibiotici (multi-resistenza), di sopravvivere e moltiplicarsi.

Come un batterio diventa resistente agli antibiotici

I batteri possono diventare resistenti agli antibiotici per:

  • un meccanismo evolutivo naturale, derivante da mutazioni casuali del corredo genetico;
  • un uso eccessivo e/o l’interruzione di trattamenti prima della conclusione del ciclo terapeutico che incrementano la pressione selettiva favorendo lo sviluppo, la proliferazione e diffusione di ceppi resistenti;
  • trasmissione orizzontale, da batterio a batterio, del materiale genetico (ad es. i plasmidi), ossia DNA batterico con enzimi che possono causare la resistenza a più classi di antibiotico.

Gli agenti infettivi resistenti si possono diffondere nell’ambiente e contaminare anche la catena alimentare; infatti, le persone portatrici di batteri resistenti sono contagiose per molto tempo, pertanto, se non messe in isolamento, aumentano il rischio di diffondere questi microrganismi sia nell’ambiente sia all’interno delle strutture assistenziali.

Il ruolo degli antibiotici nel trattamento della difterite

La terapia consiste nella somministrazione tempestiva, dopo l'esposizione al batterio, dell’antitossina difterica per evitare che la tossina si leghi alle cellule. La somministrazione di antibiotici (penicillina o eritromicina) consente di debellare il batterio e prevenirne la diffusione, ma non sostituisce il ruolo dell'antitossina. Le persone affette da difterite devono essere isolate per impedire il contagio di altri soggetti, rischio che svanisce già dopo 2 giorni di trattamento.

Difterite: identificato un gene resistente alla penicillina

Gli antibiotici sono essenziali per il trattamento della difterite e la resistenza a questi farmaci è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica. Un team di scienziati dell’Istituto Pasteur ha identificato le origini della resistenza alla penicillina nell’agente batterico responsabile di questa patologia. La difterite, come descritto in precedenza, è praticamente scomparsa nei paesi industrializzati, ma l’agente infettivo può essere trasmesso e causare focolai se la copertura vaccinale è assente o insufficiente.

Ricerca sulla resistenza del batterio difterico alla penicillina

Attualmente sta emergendo la resistenza alle penicilline nell’agente difterico. Il team di Sylvain Brisse ha studiato il tasso di resistenza alla penicillina, per comprendere le origini della resistenza nei ceppi dell’agente patogeno rilevato in Francia. Il compito del Centro Nazionale di riferimento per i corinebatteri del complesso diphtheriae, istituito nel 2000 per una grave epidemia nell’ex URSS, è quello di raccogliere e caratterizzare i ceppi di Corynebacterium diphtheriae. I ceppi raccolti nei territori francesi di oltremare e nella Francia continentale, tra il 2008 e il 2017, sono stati caratterizzati per la loro sensibilità a 19 antibiotici inclusa la penicillina ed è stata individuata l’intera sequenza del loro genoma.

Resistenza di un gene

Da questo studio si è osservata una resistenza multipla (resistenza di un singolo batterio a diversi antibiotici) alla penicillina nel 17% dei ceppi. È stata scoperta la variante di un gene associato a una bassa affinità alla penicillina e questo spiega perché i batteri con tale variante sono resistenti all’antibiotico. Il gene è stato trovato in una varietà di lignaggi genetici di Corynebacterium diphtheriae, evidenziando che può essere trasmesso a nuovi lignaggi. Talvolta è trasportato da un plasmide, elemento genetico batterico noto per trasportare più geni di resistenza. Gli autori hanno inoltre dimostrato che il gene conferisce resistenza non solo alla penicillina, ma anche ad altri diversi antibiotici della stessa famiglia. I risultati di questo studio, che fa parte dell’area scientifica prioritaria Resistenza antimicrobica del piano strategico dell’Istituto Pasteur per il periodo 2019-2023, possono essere di aiuto per perfezionare la scelta degli antibiotici da somministrare nel trattamento dei pazienti e migliorare la diagnosi di resistenza agli antimicrobici nella cura della difterite.

Fonti:

Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie

Istituto Pasteur

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