Redazionale

I tumori professionali

Data pubblicazione: 31/05/2023
Categoria: News - Autore: Lavinia Barone

I tumori professionali

Le stime prodotte dall’ International Labour Office riferiscono che il 32% dei decessi dovuti ad attività professionale è riferibile a tumore (circa 60.000/100.000 lavoratori/anno).  Secondo la classificazione Icd-10, malattie respiratorie e tumori pesano nel 2022 per circa 1.600 denunce ciascuno, con un contenimento dei numeri in atto da alcuni anni: tra le prime si rilevano soprattutto malattie della pleura e dei polmoni (in maggioranza asbesto-correlate), per le neoplasie spiccano i mesoteliomi della pleura (ancora l’asbesto la causa principale) e i tumori maligni ai bronchi e polmoni.

Sono considerati “tumori professionali” quelli nei quali l’attività lavorativa è una causa o una concausa.

Tra gli agenti chimici, fisici e i processi industriali classificati come cancerogeni certi per l’uomo dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), più della metà sono presenti negli ambienti di lavoro o lo sono stati in passato. L’esposizione a uno o più di questi agenti durante l’attività lavorativa può, quindi, determinare l’insorgenza di un tumore di origine professionale. Tuttavia, bisogna tenere a mente che, nel caso delle patologie neoplastiche è difficile riconoscere il nesso causale, poiché tra l’esposizione al rischio lavorativo e la manifestazione clinica delle neoplasie intercorrono spesso decenni (l’intervallo è superiore a 10 anni può arrivare anche fino a 40-50 anni). Inoltre, altri elementi, legati all’attività extraprofessionale possono agire come concause nella genesi della patologia tumorale (es: fumo di tabacco) rendendo ancora più complesso il riconoscimento.

La norma di riferimento dell’attività di registrazione delle esposizioni professionali è il Dlgs 81/2008 che individua nell’Inail il soggetto istituzionale deputato alla gestione, ai fini di ricerca scientifica, dei flussi informativi relativi alla tenuta e all’aggiornamento dei registri indicanti i livelli di esposizione ad agenti cancerogeni, agli elenchi di lavoratori esposti e alle cartelle sanitarie e di rischio. Le modalità di tenuta del registro e di trasmissione dei dati all’Inail sono definite dal d.m. 155/2007.

È possibile identificare tre grandi classi di fattori di rischio tumori professionali: di tipo chimico, di tipo fisico e di tipo biologico. Appartengono al primo gruppo moltissime sostanze chimiche: l’amianto, molti metalli (nichel, cromo, cadmio), il benzene, il cloruro di vinile; Il rischio di tipo fisico è legato invece a fattori diversi, come per esempio le radiazioni, prime fra tutte quelle ionizzanti; il rischio biologico, invece, può essere causato per esempio da batteri e virus, importante soprattutto per chi lavora in ambiente medico-sanitario.

Secondo quanto riportato nella banca dati Malprof (1999-2012), i tumori maligni dell’apparato respiratorio (che sono quelli maggiormente prevalenti), sono in gran parte associati ad estrazione di minerali metalliferi e produzione di metalli e leghe di metalli, ed infine a trasporti marittimi. Un altro dato significativo è la relazione tra preparazione e concia delle pelli, sellerie e calzature e lavori nel campo dell’industria del legno, con tumori maligni delle cavità nasali; inoltre, esiste anche un nesso tra i tumori cutanei e l’agricoltura.

Nel complesso, è evidente che un tempestivo riconoscimento dei livelli di esposizione professionale consente la predisposizione di misure preventive idonee alla riduzione del rischio tumori professionali secondo un approccio Total Worker's Health, ossia la salute totale del lavoratore, orientato ad incrementare la formazione dei lavoratori in merito ai potenziali rischi e ad interventi e manovre correttive per aumentare la consapevolezza del singolo sull’importanza degli screening, necessari per consentire la riduzione dell’incidenza. L’orientamento della formazione su questi temi ha come obiettivo finale quello di far rispettare le norme di sicurezza sul lavoro utili a potenziare ogni aspetto della prevenzione.

Fonti:

Regione Emilia-Romagna

Inail

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2007/09/18/007G0170/sg

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