Redazionale

Il Covid, il mondo del lavoro italiano e le misure attuate – parte 2

Data pubblicazione: 26/04/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Luigi Cirrincione

Il Covid, il mondo del lavoro italiano e le misure attuate – parte 2

Le Misure organizzative e le misure ambientali per il contrasto al Sars-CoV-2 le abbiamo trattate nella prima parte dell’articolo che troverete a questo link.

Misure personali

Le misure personali sono misure di prevenzione e protezione di carattere specifico che riguardano il singolo individuo. Esse includono tutti i comportamenti da attuare in ambito lavorativo come il lavaggio frequente delle mani, l’evitare il contatto diretto non protetto con le secrezioni (ad esempio in caso di colpo di tosse o contatto con i fazzoletti usati a mani nude), l’adottare corrette procedure di vestizione e svestizione, l’evitare classiche manifestazioni sociali quali lo stringere la mano o l’abbracciarsi, il mantenere costantemente una distanza superiore al metro e ½ , l’utilizzo infine dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) ritenuti utili per prevenire la trasmissione virale.

Lavaggio delle mani

Il corretto lavaggio delle mani è una delle misura essenziali per impedire la trasmissione del SARS-CoV-2, in quanto, sebbene il virus sia principalmente trasmesso per via respiratoria, può anche entrare nell’organismo attraverso le mucose, sfruttando le mani come veicolo tra le superfici contaminate e tali vie di ingresso. Le mani, secondo le comuni indicazioni dell’OMS, devono essere lavate con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi, alternativamente se non sono disponibili acqua e sapone, utilizzando un disinfettante per le mani a base di alcol al 62-71% o ipoclorito di sodio (Fig.11).

Fig.1 Procedura corretta per il lavaggio delle mani.

Le mani devono essere lavate:

  • Prima di iniziare a lavorare, soprattutto se ciò comporta un contatto con il pubblico.
  • Spesso, durante il turno di lavoro, soprattutto dopo il contatto con altro personale o clientela.
  • Dopo il contatto con secrezioni, escrezioni, liquidi biologici, evidenziando come ciò possa inavvertitamente avvenire starnutendo o tossendo, proteggendosi con la mano.
  • Dopo il contatto con oggetti potenzialmente contaminati (guanti, indumenti, maschere, tessuti usati e rifiuti contaminati).
  • Immediatamente dopo aver rimosso i guanti e altri dispositivi di protezione.

Dispositivi di protezione

Premettendo come, secondo il D.lgs. 81/2008 Art. 74, per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo, alcuni dei dispositivi da noi analizzati non rientrano appieno in tale categoria.

Guanti

Vanno utilizzati dispositivi conformi ai requisiti della norma tecnica EN 374-2/2014, classificati come DPI di terza categoria per la protezione delle mani dai microrganismi [97]. I più consigliati sono i guanti protettivi monouso in nitrile, costituiti da una composizione a base di butadiene e acrilonitrile, che gli conferiscono le caratteristiche di elevato comfort, ergonomia, elasticità e resistenza meccanica sia alla perforazione che anche al contatto con particolari sostanze chimiche. Va considerato inoltre, al fine di ridurre l’insorgenza di reazioni allergiche o di sensibilizzazione, la loro caratteristica ipoallergenicità.

I guanti devono essere utilizzati secondo le seguenti indicazioni:

  • Devono essere sempre guanti nuovi che devono arrivare a coprire il polso.
  • Possono essere mantenuti indossati, previa igienizzazione, tra un operazione e un’altra, o dopo ogni contatto con diversa superficie inanimata; in particolare, bisogna fare molta attenzione a non toccare le superfici pulite con guanti potenzialmente contaminati.
  • Devono essere assolutamente cambiati se sporchi o non perfettamente integri.
  • Va effettuata l’igienizzazione dei guanti anche prima della rimozione, con prodotti a base di ipoclorito di sodio, per garantire una maggiore sicurezza nelle procedure di svestizione.
  • Non devono essere riutilizzati o lavati.

Maschere Filtranti Facciali per la Protezione individuale (FFP)

Il principio su cui si basano queste maschere è di aderire al viso creando una pressione leggermente negativa all'interno della maschera, e di filtrare l'aria in entrata.

Affinché questi dispositivi possano effettivamente proteggere coloro che li utilizzano, è essenziale pianificare e attuare un programma preventivo di formazione correlato al loro utilizzo.

Secondo le normative americane del NIOSH, devono essere adottate maschere filtranti con una capacità di filtraggio di almeno il 95%, una perdita massima del 10% e un'efficienza di filtrazione batterica del 99%. Tali maschere, classificate come N95, devono essere utilizzate in ambienti potenzialmente contaminati da SARS-CoV-2. Secondo la legislazione europea, le maschere più vicine a questi standard sono le FFP2 e FFP3.

Il potere filtrante medio offerto dai respiratori con filtro facciale N95 è circa 6-10 volte maggiore di quello fornito dalle maschere chirurgiche usa e getta i cui poteri filtranti variano ampiamente nei vari studi analizzati, a seconda del modello e delle dimensioni delle particelle di aerosol (da 1,3 a 6,5 μm).

I respiratori N95 dotati di valvola di espirazione, sono progettati per facilitare la respirazione di chi li indossa. I risultati degli articoli in letteratura da noi analizzati, hanno dimostrato che il respiratore, con filtro facciale N95 e valvola di espirazione, non perde la sua capacità di proteggere chi lo indossa dall'esposizione a particelle aero-disperse nell'intervallo di dimensioni batteriche e virali garantito. La penetrazione di aerosol attraverso la valvola di espirazione è stata studiata anche per i respiratori a pressione negativa, arrivando alla conclusione che i valori di penetrazione erano circa 0,03-0,04%, in assenza di guasti della valvola.

Si consiglia l'uso della maschera N95/FFP2 o FFP3:

  • Per coloro che lavorano a contatto con soggetti con sospetta malattia trasmissibile per via aerea (sindrome influenzale, varicella, morbillo).
  • Nelle attività per le quali esiste la possibilità di generare schizzi di saliva, espettorato, di sangue o di altri fluidi corporei.

Maschere chirurgiche monouso

Le maschere monouso (maschere chirurgiche), classificate tra i dispositivi medici secondo la norma EN 14683, in seguito alla pandemia, col D.lgs. n.18 del 17 marzo 2020 all’articolo 16, sono divenute, “per i lavoratori che nello svolgimento della loro attività sono oggettivamente impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro”, DPI.

Le maschere chirurgiche monouso conferiscono un grado significativo di protezione, seppur inferiore rispetto le maschere FFP2; i dati indicano per tali dispositivi una riduzione dell'esposizione al virus da 3,1 a 45 volte (in media otto volte), a seconda del loro design.

Tali maschere possono essere prodotte in tessuto o meno, sono formate da tre strati: uno esterno filtrante, uno centrale impermeabile ai liquidi ma permeabile all'aria, e lo strato interno ipoallergenico a contatto con la pelle, con nasello superiore deformabile per adattarsi perfettamente al viso e con sistema di fissaggio formato da lacci o elastici.

Questi dispositivi proteggono il naso e la bocca dalla contaminazione di particelle aero-disperse con un diametro medio di 4,5 µm. Pur derivando dalla necessità di proteggere il paziente in corso di interventi chirurgici o manovre asettiche, costituiscono anche un’efficace sistema di barriera per l’inalazione di particelle di liquidi potenzialmente infetti per coloro che le indossano; studi in letteratura evidenziano come offrano la massima protezione quando, sia i soggetti potenzialmente infetti che i sani la indossino.

Si consiglia l'uso della maschera chirurgica:

  • Nelle attività di supporto tecnico e amministrativo a contatto con il pubblico.
  • Ai medici, infermieri, biologi, ostetriche e tutto il personale sanitario durante le comuni attività a basso-medio rischio infettivo.
  • Dal personale delle imprese con addetti a mansioni che espongono i lavoratori a potenziali fonti di rischio, come ad esempio gli addetti alle pulizie.
  • In tutti i casi in cui non è possibile reperire mascherine N95.

Naturalmente nessuna maschera, sia che si tratti della maschera respiratoria filtrante di tipo N95, che della mascherina chirurgica monouso, offre una protezione totale, ma ricordiamo come una protezione “non totale” non significhi "completamente inutile".

Occhiali di sicurezza e visiera paraschizzi

La congiuntiva costituisce una delle vie di possibile ingresso dei microrganismi, per questo motivo, è importante proteggere gli occhi anche dalla potenziale esposizione dal SARS-CoV-2.

 Questi DPI devono possedere una certificazione, rilasciata da un ente notificato riconosciuto a livello Europeo, secondo i requisiti della norma tecnica EN 166. Sono preferiti i dispositivi per i quali le certificazioni di conformità garantiscano anche la “protezione contro liquidi (goccioline o spruzzi)”.

Le visiere paraschizzi possono anche essere utilizzate se viene indossata una maschera FFP2. Nelle procedure che possono esporre a contatto con schizzi di liquidi biologici potenzialmente infetti, possono anche essere in alternativa forniti occhiali.

Tali visiere o occhiali protettivi devono essere utilizzati ogni volta che possa avvenire un contatto potenzialmente stretto con un caso sospetto, specialmente quando la persona potenzialmente infetta non indossa una maschera chirurgica o qualsiasi altra protezione che potrebbe ridurre la diffusione di virus nell'ambiente.

Tali DPI, non essendo nella maggior parte dei casi monouso ma riutilizzabili, devono essere ciclicamente igienizzati.

Abiti di isolamento

Gli abiti isolanti monouso sono progettati per essere eliminati dopo un singolo utilizzo e sono in genere costituiti con materiali, come i film plastici, che offrono una maggiore protezione alla penetrazione di liquidi. Possono essere prodotti utilizzando una varietà di tecnologie di tessuto (termico, chimico o meccanico) per fornire differente integrità e resistenza a secondo l’uso richiesto.

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