Redazionale

Influenza aviaria: si può trasmettere all’uomo? Quali sono i sintomi?

Data pubblicazione: 23/03/2023
Categoria: News - Autore: Lavinia Barone

Influenza aviaria: si può trasmettere all’uomo? Quali sono i sintomi?

L'influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A. Le riserve naturali di virus sono rappresentate dalle anatre selvatiche, identificate come fonte di contagio per il pollame da allevamento (polli e tacchini).

Nel complesso, in Europa tra l'8 dicembre 2020 e il 23 febbraio 2021, 1.022 rilevamenti di virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) sono stati segnalati in 25 paesi UE/SEE e nel Regno Unito nel pollame (n=592), negli animali selvatici (n=421) e negli uccelli in cattività (n=9).

Recentemente, diversi casi si sono verificati in Italia nell’area del Bresciano, riportando nuovamente l’attenzione sulle possibili conseguenze di una trasmissione umana. Tale preoccupazione è stata manifestata anche da Richard Peabody, epidemiologo dell’Organizzazione Mondiale di Sanità che teme che “il virus H5N1 possa acquisire la capacità di diffondersi da persona a persona, e in maniera sostenuta, provocando una nuova pandemia”.

Sono presenti due varianti distinte in alta e bassa patogenicità: nella seconda condizione l’incipit di malattia è improvviso e la letalità può raggiungere il 100% dei casi. Sebbene sia più rara la forma maggiormente patogena, il virus influenza A è estremamente instabile e soggetto a numerose mutazioni durante la replicazione e senza meccanismi correttivi. Talvolta le forme meno patogene possono, dopo aver circolato anche per brevi periodi in una popolazione di pollame, mutare in virus altamente patogenici.

L’uomo può infettarsi con il virus dell'influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o escrementi per contaminazione diretta o tramite oggetti contaminati (attraverso mezzi meccanici, attrezzi e strumenti contaminati, macchine, mangimi, gabbie o perfino gli indumenti degli operatori), mentre non è nota una trasmissione mediante il consumo di carni avicole o uova.

Maggiori precauzioni vanno riservate ai lavoratori del settore, come veterinari o addetti dei grandi allevamenti.

I sintomi sono identici sia nelle forme ad alta che a bassa patogenicità in una prima fase (febbre, mal di gola, dolore muscolare, astenia, tosse) ma l’evoluzione della malattia invece cambia nettamente esitando, nelle forme gravi, in polmoniti e distress respiratorio.

Diventa quindi fondamentale comprendere quali sono i meccanismi preventivi per evitare il salto di specie. Elemento cardine è rappresentato dalla sorveglianza esercitata mediante controllo e monitoraggio stretto in relazione ad eventuali alert. Ovviamente, laddove sia accertata la presenza di un contagio di uccelli presso un allevamento, l’abbattimento degli animali infetti rappresenta una manovra necessaria per evitare l’ulteriore diffusione nell’ambito della stessa/diversa specie.

La terza azione necessaria è rappresentata dal controllo di soggetti eventualmente malati, per capire l’origine dell’infezione.  In ultima istanza, ma non per importanza, la formulazione di un vaccino eventualmente in grado di contrastare un’epidemia per trasmissione interumana rappresenta lo strumento cardine.

Fonti:

https://salute.regione.emilia-romagna.it/

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