Redazionale

La stitichezza da viaggio: come affrontarla

Data pubblicazione: 15/05/2023
Categoria: News - Autore: Giulia Menghetti

La stitichezza da viaggio: come affrontarla

La stitichezza, o stipsi, è un fenomeno caratterizzato da una difficoltosa o infrequente evacuazione con sensazione di incompleto svuotamento intestinale. La stitichezza acuta è un fenomeno con durata inferiore ai sei mesi, mentre quella cronica ha durata maggiore di sei mesi. Nella maggior parte dei casi la stitichezza è un fenomeno che si risolve in breve tempo con la sola adozione di accorgimenti comportamentali. Si tratta di un problema estremamente diffuso, che interessa circa il 15% della popolazione e coinvolge prevalentemente la popolazione femminile. Per quanto riguarda la normale frequenza di evacuazione dovrebbe essere compresa tra tre evacuazioni al giorno e tre alla settimana, con un’ampia variabilità individuale.

Si tratta prevalentemente di una condizione benigna, con un corredo sintomatologico caratterizzato da: ridotta frequenza di evacuazioni, presenza di feci dure o “caprine”, senso di ostruzione o blocco anale, necessità di uno sforzo eccessivo durante la defecazione, sensazione di evacuazione incompleta ed eventuale necessità di ricorrere a manovre manuali o ausili tipo clisteri e supposte. Altri sintomi possono essere mal di testa, irritabilità e diminuzione dell’appetito.

Le complicanze legate a questa condizione sono principalmente un notevole abbassamento della qualità di vita ma anche la formazione di ragadi, il prolasso emorroidario e un rialzo della pressione sanguigna dovuto ai continui sforzi effettuati durante la defecazione. La complicanza più temibile è la formazione di un “fecaloma”, l’accumulo di feci dure nell’intestino che può arrivare ad ostruirne completamente il lume fino a causare fenomeni ischemici. I segni che vanno considerati come allarmanti in caso di stipsi sono il dimagrimento, il sanguinamento ed un’eventuale anemia di nuova insorgenza, e se la stipsi si verifica in soggetti che presentano familiarità positiva per tumori intestinali.

La stitichezza da viaggio è una condizione piuttosto frequente, con maggiore incidenza nel sesso femminile. Questo fenomeno è dovuto ad una riduzione della peristalsi che, nella maggior parte dei casi, si verifica in seguito a disidratazione, prevalentemente nei mesi estivi. La stipsi da viaggio può essere inoltre causata dal jet lag, con cambiamento dei ritmi fisiologici, ma anche dai cambiamenti di temperatura o di alimentazione, soprattutto quando si adotta un’alimentazione povera di fibre.

Per evitare il verificarsi di questa condizione, o il fatto che perduri per lungo tempo, è importante adottare alcuni accorgimenti comportamentali, come mantenersi idratati con almeno due litri d’acqua al giorno, sia tramite le bevande che tramite gli alimenti; preferire un’alimentazione varia e ricca di fibre e verdure ma anche prodotti a base di soia; preferire i carboidrati integrali a quelli più raffinati; ridurre una serie di alimenti “pericolosi”, tra cui formaggi stagionati, cioccolato, carne e riso; masticare bene e a lungo gli alimenti in modo da facilitarne la digestione e il transito. Inoltre, per combattere questo disturbo è importante anche fare attività motoria con regolarità, come per esempio andando in bicicletta o facendo passeggiate per almeno 30 minuti al giorno. Un atteggiamento che va assolutamente evitato in questi casi è quello di ritardare o ignorare lo stimolo evacuativo. Nel caso in cui gli accorgimenti comportamentali non fossero sufficienti alla risoluzione del problema si può ricorrere all’utilizzo di ausili come le fibre solubili, come ad esempio i semi di psyllium o il glucomannano. Questi vanno assunti insieme ad abbondante acqua in modo da aumentare la massa fecale e facilitare l’evacuazione. Questo tipo di rimedio è particolarmente consigliato ai viaggiatori che si recano in località dove è sconsigliato mangiare frutta e verdura crude a causa della qualità dell’acqua. Nei casi in cui anche questi accorgimenti non dovessero essere sufficienti. si può ricorrere all’utilizzo di un lassativo vero e proprio, iniziando con cautela e dalla dose minima per evitare che si verifichi l’effetto opposto. I lassativi maggiormente consigliati in prima istanza sono quelli ad azione osmotica che agiscono richiamando acqua e fluidificando la massa fecale in modo da facilitarne l’espulsione. Questi sono prodotti che richiedono un po’ di tempo per agire in maniera efficace, all’incirca una settimana; quindi, in alcuni casi si può consigliare di assumerli anche in via preventiva. In casi maggiormente critici si può fare ricorso occasionale ad altri tipi di lassativi, come le supposte di glicerina, che hanno un effetto irritante o da contatto e agiscono stimolando la mucosa e aumentando la motilità intestinale. Con questo tipo di medicamenti è sempre necessario cominciare dalla dose minima e utilizzarli con cautela, per evitare il verificarsi di un effetto paradosso.

Se il fenomeno dovesse risultare particolarmente fastidioso e doloroso, o perdurare per lungo tempo anche dopo il ritorno a casa, è consigliabile recarsi dal proprio medico di fiducia per un consulto.

Fonti:

Istituto Superiore di Sanità

Organizzazione Mondiale della Sanità

Humanitas

Corriere della Sera

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