Redazionale

Malattia da virus di Marburg in Ghana

Data pubblicazione: 28/07/2022
Categoria: Alert dal mondo - Autore: Staff Ambimed

Malattia da virus di Marburg in Ghana

Sono stati segnalati due casi fatali di malattia da virus di Marburg (MVD), una grave malattia virale simile a Ebola, nella regione centro-meridionale di Ashanti in Ghana, nei distretti di Bekwai e Adansi Nord. Le due vittime, che al momento non risulterebbero avere avuto contatti tra loro, sono decedute rispettivamente il 27 e 28 giugno. Sono stati identificati 108 contatti dei due casi, posti tutti in auto-quarantena, durante la quale nessuno ha sviluppato la malattia. Si tratta dei primi casi registrati di MVD nel Paese.

Al momento non vi sono indicazioni che suggeriscano una ulteriore diffusione del virus, ma le Autorità sanitarie mantengono elevata l’allerta continuando le attività di monitoraggio per possibili casi sospetti.

La malattia da virus di Marburg (MVD)

La malattia da virus Marburg (MVD), precedentemente nota come febbre emorragica di Marburg, è una malattia provocata dal virus Marburg marburgvirus, della famiglia delle Filoviridae a cui appartiene anche Ebola. Individuata per la prima volta nel 1967 in due focolai contemporanei nella città tedesca di Marburg e a Belgrado, i casi successivi sono stati limitati a Paesi africani (Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sud Africa e Uganda) o a viaggiatori provenienti da tali Paesi.

Dopo un periodo di incubazione di circa una settimana (anche se può andare dai 2 ai 21 giorni), la malattia si manifesta con sintomi non specifici come febbre alta, mal di testa, brividi, malessere e dolori muscolari. Dopo tre giorni possono subentrare sintomi gastrointestinali dolori addominali, nausea, vomito e diarrea, che possono durare fino a una settimana. Tra il quinto e il settimo giorno può apparire un rash maculopapulare, a cui seguono sintomi tipici della febbre emorragica (petecchie, emorragie gastrointestinali e delle mucose). Nelle forme più gravi arriva a questo punto a coinvolgere anche il sistema nervoso centrale, provocando disorientamento, agitazione, convulsioni e coma.

La letalità è elevata: mediamente al 50%, ma può salire all’88% o scendere al 24% in base alla terapia e al ceppo del virus. La morte avviene dopo 8-16 giorni a causa della disidratazione, le emorragie e insufficienza multiorgano (per esempio renale o epatica).

Il serbatoio naturale del virus sono i pipistrelli, in particolare il pipistrello della frutta africano, da cui si trasmette a umani e primati. Per questo motivo, la maggior parte dei focolai è collegata alla frequentazione di grotte e miniere. La trasmissione umana (più probabile negli stadi avanzati della malattia) avviene con il contatto diretto con sangue e fluidi corporei di un soggetto infetto, o con il contatto indiretto con oggetti contaminati.

In mancanza di un vaccino efficace, l’unico modo per prevenire l’infezione è evitare ambienti in cui è possibile trovare pipistrelli, come grotte o miniere.

Non sono disponibili trattamenti specifici, per cui le terapie sono di supporto, per il mantenimento dell’idratazione e degli elettroliti, trasfusioni di sangue e ossigenoterapia.

 

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