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Meningite batterica: perché è importante vaccinarsi

Data pubblicazione: 18/01/2023
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini

Meningite batterica: perché è importante vaccinarsi

Due casi di meningite, a pochi giorni di distanza, che hanno provocato il decesso di un ragazzo di 17 anni a Sulmona e di una giovane donna di 27 anni, mamma di una bimba di 1 anno, a Roma, riportano l’attenzione su questa patologia piuttosto rara, ma ad alta letalità, per la quale la vaccinazione, praticata su larga scala, resta un’arma di prevenzione fondamentale.

Che cos’è la meningite

La meningite è un’infiammazione acuta delle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. É provocata da virus, funghi o batteri. Nei casi più gravi, e fortunatamente più rari, la malattia può essere letale.

I batteri che solitamente causano la meningite batterica sono: la Neisseria meningitidis o meningococco, lo Streptococcus pneumoniae (SP) o pneumococco, l’Haemophilus influenzae tipo b (Hib) o emofilo. Per quest’ultimo ceppo virale, in Italia dal 2017, è obbligatoria la vaccinazione per i nati dal 2001.

Esistono 13 diversi ceppi di meningococco, ma solo 5 tipi, contraddistinti con le lettere A, B, C, Y, W135, possono provocare la meningite e altre severe patologie. I sierotipi B e C sono responsabili della maggioranza dei casi che si verificano in Italia e in Europa, anche se i casi da sottotipi Y e W 135 sono in aumento. Il meningococco X è presente quasi unicamente in Africa e raramente è associato a casi sintomatici di patologia meningococcica.

Come si trasmette e come si manifesta la meningite

La meningite si diffonde per via aerea con le goccioline di saliva che possono essere disperse, da persone affette dalla patologia oppure portatrici sane, mentre parlano o con le secrezioni del tratto respiratorio come tosse e starnuti. Le conseguenze di questa infezione possono essere severe: circa il 20% dei pazienti infetti possono sviluppare danni permanenti, come paralisi, perdita della vista, dell'udito e della capacità di apprendere o di comunicare.  Nella meningite fulminante, il meningococco può persino provocare la morte entro 24-48 ore dalla comparsa dei sintomi.

 I principali sintomi comuni alle diverse forme di meningite sono:

  • febbre alta;
  • forte mal di testa e rigidità del collo;
  • nausea, vomito;
  • fotofobia (ipersensibilità alla luce);
  • sonnolenza;
  • alterazioni dello stato di coscienza e convulsioni.

Quali sono i batteri che possono provocare la meningite batterica

I patogeni responsabili della meningite sono:

Neisseria meningitidis (meningococco), un batterio presente, generalmente, nelle alte vie aeree, naso e gola di soggetti asintomatici; è sensibile alle variazioni di temperatura, può vivere solo pochi minuti fuori dall’organismo e non sempre è associato allo sviluppo di meningite.  La causa principale di contagio sono i portatori sani, solo nello 0,5 % dei casi il batterio è trasmesso da soggetti infetti. Il tempo di incubazione, periodo di tempo tra il contagio e la comparsa dei sintomi, è di 2-10 giorni.

Questa è la forma più temuta di meningite perché, se non diagnosticata tempestivamente, il meningococco si può diffondere, attraverso il sangue, nei diversi distretti anatomici e provocare un quadro clinico di sepsi meningococcica che nel 10-20%dei casi può avere un decorso fulminante e, talvolta, letale, nonostante la somministrazione di una terapia antibiotica adeguata. La persona infetta è contagiosa fino a 24 ore dall’inizio del trattamento antibiotico. I tipi B e C sono la causa più frequente di malattia invasiva. 

L’infezione da meningococco può colpire a qualsiasi età, ma la fascia più esposta è quella al di sotto di 5 anni e, in particolare per il ceppo B, quella sotto un anno, seguita da quella degli adolescenti e dei giovani fino ai 25 anni.

Nei casi accertati di meningite è necessario evitare che non si sviluppino focolai epidemici, per questo è utile che chi ha avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al meningococco, conviventi, colleghi di lavoro, compagni di scuola o chiunque abbia frequentato la persona infetta, vengano segnalati tempestivamente e presi in carico dall’Azienda Sanitaria di competenza per l’inizio di una terapia antibiotica, possibilmente entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi nel paziente 0. Per questo motivo è importante individuare il patogeno responsabile perché permette di capire quanti casi si possono prevenire con la somministrazione dei vaccini disponibili. Il paziente 0 deve essere vaccinato al momento della dimissione. Casi più frequenti di meningite si possono riscontrare nei periodi più freddi dell’anno.

Streptpcoccus pneumoniae (pneumococco) è il patogeno più diffuso, causa di patologia batterica invasiva, può provocare complicanze come meningite o sepsi, batteriemie o polmoniti batteriche, otiti, infezioni delle prime vie aeree, polmoniti. I portatori sono generalmente i bambini sotto ai 5 anni e gli adulti anche se in percentuale inferiore. Esistono 90 tipi diversi di pneumococchi, alcuni dei quali si possono prevenire con la vaccinazione.  A differenza dei casi da meningococco, le meningiti, le sepsi o le batteriemie da pneumococco non provocano focolai epidemici, per questo non sono previste né la sorveglianza sanitaria né la vaccinazione per chi viene in contatto con i contagiati, e neppure la profilassi antibiotica. Per i soggetti contagiati non è necessario ricorrere al vaccino al momento delle dimissioni. 

La patologia invasiva da pneumococco, nonostante il ricorso alla vaccinazione anti-pneumococcica con vaccino gliconiugato7-valente e gliconiugato 13-valente, ha avuto un incremento dei casi per infezioni da sierotipi non coperti dal vaccino.

Haemophilus influenzae (emofilo) è stata la causa più frequente di meningite negli anni ’90, nei bambini fino ai 5 anni; poi, grazie all’introduzione del vaccino contro Haemophilus influenzae di tipo b (Hib) e della vaccinazione esavalente, i casi si sono ridotti drasticamente. L’unico portatore è l’uomo: il batterio, infatti, non vive al di fuori del corpo umano.  Non si sa, precisamente, quanti siano i giorni di incubazione, si suppone siano dai 2 ai 4 giorni.

L’Haemophilus influenzae può provocare meningite accompagnata da batteriemia, in particolare, nei bambini fino ai 5 anni, epiglottite (infiammazione dell’epiglottide), artrite settica. I ceppi non capsulati possono provocare polmoniti o sepsi, soprattutto, nei pazienti ≥65 anni.

In assenza della copertura vaccinale, i casi di patologia invasiva erano da imputare al batterio Hib; oggi, invece, sono causati dai ceppi non capsulati o non tipizzabili contrassegnati con le lettere a, c, d, e, f, non prevenibili con la vaccinazione, che possono essere presenti in soggetti non sintomatici a livello delle alte vie aeree (gola e naso) e possono colpire pazienti di tutte le età compresi i bambini.

Nei casi di patologia da emofilo di tipo b, il rischio di contagiare soggetti conviventi è basso, per questo motivo non viene richiesta la sorveglianza sanitaria e neppure la profilassi antibiotica. È indicata nei casi in cui, tra i conviventi, vi è un bambino con età <10 anni e/o un paziente immunodepresso o asplenico (deficit funzionale, o assenza congenita oppure acquisita della milza) di qualsiasi età: in questo caso la profilassi antibiotica va estesa a tutti i conviventi, compreso il paziente 0.

I casi di infezione da emofilo sono più elevati nei bambini fino a 1 anno e negli anziani. 

Come si diagnostica

L’emocoltura (esame colturale del sangue), o la coltura del liquor (liquido cerebrospinale) sono esami indispensabili per:

  • riconoscere il sierotipo cui appartiene l’agente infettivo così da intervenire tempestivamente per contenere l’infezione;
  • valutare la sensibilità agli antibiotici per riconoscere i ceppi resistenti agli antibiotici in uso (un esempio sono i ceppi resistenti alle cefalosporine, dati segnalati da alcuni paesi europei) e adeguare la terapia antibiotica per prevenire l’antimicrobico-resistenza molto elevata nel nostro Paese;
  • la tipizzazione molecolare (classificazione e confronto dei ceppi batterici), utile per rilevare batteri uguali e virulenti e ricostruire la catena di trasmissione.

Ogni caso, confermato dalle analisi microbiologiche, andrebbe immediatamente segnalato alla propria Azienda Sanitaria per mettere in atto tutte le misure preventive necessarie.

Quali tipi di vaccino antimeningococcico ci sono in Italia

I vaccini antimeningococco disponibili in Italia sono 3 e sono inseriti nel Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale; non sono obbligatori ma raccomandati e offerti gratuitamente per specifiche fasce di popolazione ritenute a maggior rischio.  I vaccini disponibili, presenti nel calendario vaccinale vigente, forniscono un’ampia copertura per la meningite B per la quale la vaccinazione viene eseguita già nel primo anno di vita con tre dosi, ma anche per la meningite C, per la quale il vaccino viene somministrato, invece, nel secondo anno di vita. Nonostante i casi di meningite causata dai sierotipi A, C, W, Y siano molto rari è, ugualmente consigliato il vaccino quadrivalente da effettuare nel secondo anno di vita con richiamo nell’adolescenza.

Secondo le linee guida del Ministero della Salute, infatti, è fondamentale che una dose di vaccino anti-meningococcico quadrivalente ACW135Y venga somministrata nell’adolescenza, sia per i giovani inadempienti nell’infanzia alla vaccinazione anti-meningococcica, sia per coloro che ne hanno già ricevuto una dose poiché la persistenza della protezione è correlata a un elevato titolo anticorpale, che tende a decrescere nel tempo.

Sono disponibili 2 tipi di vaccino contro il meningococco:

  • vaccino coniugato contro il meningococco di tipo C (MenC) che assicura una protezione protratta di lunga durata. Nei bimbi dai 3 mesi la somministrazione viene effettuata con iniezione nella faccia antero-laterale della coscia (come per altri vaccini), dai 9 anni in poi, invece, viene somministrato con iniezione intramuscolare nel braccio.
  • Nimenrix e Menveo vaccini coniugati tetravalenti, contro i meningococchi di tipo A, C, Y e W135 (Mcv4), rispettivamente: il primo è indicato per l’immunizzazione attiva di adulti, adolescenti, bambini a partire dalle 6 settimane in su; il secondo è utilizzato per proteggere dalla malattia meningococcica invasiva i bambini di età pari o superiore ai 2 anni.

Copertura vaccinale antimeningococco in Italia

Nei bambini la copertura vaccinale antimeningococco nel nostro Paese, pur non rientrando nelle vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia, è approssimativamente intorno all' 85-90%; l’andamento in crescita della copertura vaccinale è confermato, ma il trend può essere ancora migliorato.

 Nell’adolescenza si registra, invece, una scarsa copertura vaccinale perché vi è una bassa adesione da parte dei giovani, non solo per il vaccino antimeningococco, ma anche per le altre vaccinazioni come ad esempio quella per il Papilloma virus. A questa età, in cui i genitori hanno poca influenza e non vi è più neppure un rapporto diretto col pediatra, il rischio è di lasciare scoperta una fascia di popolazione, quella dei ragazzi, dove la frequenza delle interazioni sociali può favorire lo sviluppo di focolai di meningite.

Come migliorare la confidenza vaccinale

La vaccinazione antimeningococcica è il principale tema che si è approfondito al convegno patrocinato dalla Fondazione Sturzo di Roma e dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB).  Nel corso dell’evento, che si è tenuto lo scorso ottobre, dove si sono susseguiti gli interventi dei più autorevoli esperti in materia, è emersa la necessità di migliorare la “vaccine confidence” (confidenza vaccinale) nella popolazione. Per aiutare a dissipare i dubbi delle persone sui vaccini è necessario incentivare l’informazione sanitaria sia per i neogenitori che, spesso sono poco o male informati sulle conseguenze e sui rischi della meningite, sia per gli adolescenti che, anche grazie all’educazione scolastica e alla possibilità di usufruire gratuitamente del vaccino in tutto il Paese, potrebbero mostrarsi più sensibili verso le vaccinazioni in generale. Solo una copertura vaccinale su larga scala, infatti, può ridurre sensibilmente il rischio di contrarre l’infezione meningococcica.

Solo sei regioni italiane (Lazio, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Puglia e Sicilia) hanno inserito la vaccinazione contro il meningococco B in offerta attiva e gratuita per l’età adolescenziale.

Fonti:

Humanitas

Ministero della Salute

Panorama della Sanità

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