Redazionale

Morbillo, parotite e rosolia: sintomi, incubazione e terapia

Data pubblicazione: 12/04/2023
Categoria: News - Autore: Giulia Menghetti

Morbillo, parotite e rosolia: sintomi, incubazione e terapia

Morbillo

Il morbillo è una malattia infettiva di origine virale, causata dal Morbillivirus che fa parte della famiglia delle Paramixoviridae. Si tratta di una malattia estremamente contagiosa che colpisce maggiormente in età infantile. Questa infezione, una volta contratta, garantisce immunità permanente.

Sintomi del morbillo

Si tratta di una malattia esantematica per cui determina l’insorgenza di sintomi cutanei sottoforma di eruzione cutanea. Altri sintomi causati dal morbillo sono quelli simil influenzali come tosse secca, raffreddore e febbre ingravescente. Può provocare anche l’insorgenza di congiuntivite. Dopo alcuni giorni, circa 4 o 5, compare un’eruzione a livello buccale caratterizzata dalla presenza di piccoli punti bianchi all’interno del cavo orale. Generalmente la sintomatologia dura tra le due e le tre settimane. Il primo segno a scomparire è quello cutaneo, con l’eruzione che tende a risolversi dopo 3 o 4 giorni partendo dal collo, quindi in maniera discendente. A seguito dell’insorgenza del quadro clinico classico, il morbillo può comportare il verificarsi di alcune complicanze, con un’incidenza di 50-100 morti su 100.000. L’insorgenza delle complicanze è principalmente determinata da sovrainfezione batterica, che può verificarsi a livello auricolare con l’otite, a livello delle alte vie respiratorie con laringite, a livello intestinale con sintomi diarroici e a livello polmonare con polmonite. La complicanza più temuta è il coinvolgimento neurologico sotto forma di encefalite. Un quadro clinico particolare del morbillo è l’infezione contratta in gravidanza, che può dare complicanze fetali come ad esempio il parto prematuro.

Incubazione del morbillo

La trasmissione di questo virus avviene solo da uomo a uomo, e il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza della sintomatologia è solitamente di circa 10 giorni. Il soggetto infetto è maggiormente contagioso nella fase fortemente sintomatologica, pochi giorni dopo l’insorgenza dell’eruzione cutanea, ma un certo livello di contagiosità permane anche giorni dopo la risoluzione dell’eruzione cutanea. La trasmissione è per via aerea, tramite droplets, goccioline di secreto delle alte vie aeree contenenti il virus.

Terapia del morbillo

Per questa patologia non esiste un trattamento mirato, si parla quindi di terapia sintomatica, che agisce sugli eventuali sintomi presenti e non sulla causa primaria. La terapia sintomatica può consistere di paracetamolo per trattare la febbre, antibiotici per le super infezioni batteriche nei vari distretti, antidiarroici qualora si presentasse sintomatologia intestinale. L’unica strategia sanitaria mirata e realmente efficace nel trattamento del morbillo è la vaccinazione.

Parotite

La parotite è una malattia infettiva causata da un virus anch’esso appartenente al genere dei Paramyxovirus e quindi alla famiglia delle Paramyxoviridae. Si tratta di una malattia che si trasmette solo da uomo a uomo e prevalentemente in età infantile. Il nome della patologia deriva dalla manifestazione clinica maggiormente tipica, ossia la colonizzazione delle ghiandole salivari maggiori, le parotidi, che si trovano al di sotto delle orecchie e determinano ingrossamento delle stesse e protrusione delle orecchie, segno clinico che viene comunemente definito come “orecchioni”.

Sintomi della parotite

Come precedentemente specificato, la manifestazione più tipica e maggiormente evidente è il rigonfiamento delle parotidi, che determina difficoltà e dolore durante la masticazione e la deglutizione. La prima manifestazione clinica a presentarsi è quella dei sintomi simil influenzali con febbre con brividi e cefalea. La sintomatologia dura solitamente pochi giorni, soprattutto nel bambino. Anche la parotite può essere complicata da una serie di altre manifestazioni cliniche: nel bambino si possono avere danni all’udito, pancreatiti e, nei casi molto gravi, si può avere il coinvolgimento neurologico con meningiti ed encefaliti; nell’adulto l’infezione è più pericolosa in quanto va più spesso incontro all’insorgenza di complicanze, la cui più frequente è l’orchite, un’infiammazione a livello testicolare che può portare a sterilità. Il contagio durante la gravidanza può determinare l’insorgenza di malformazioni fetali. Circa un terzo dei bambini che contraggono l’infezione presentano un decorso completamente asintomatico.

Incubazione della parotite

Una volta contratto il virus, il periodo di incubazione può durare dalle 2 alle 4 settimane prima della comparsa dei sintomi. Il soggetto infetto conserva la sua contagiosità da una settimana prima della comparsa della sintomatologia e per circa dieci giorni dopo la risoluzione del quadro clinico. La trasmissione è per via aerea, tramite droplets, goccioline di secreto delle alte vie aeree contenenti il virus.

Terapia della parotite

Anche in questo caso non esiste una terapia mirata per la parotite, ma si effettua solo una terapia di tipo sintomatico a seconda del quadro clinico, assimilabile a quella effettuata nel morbillo. L’unica strategia sanitaria mirata ed efficace è la vaccinazione.

Rosolia

La Rosolia è una malattia esantematica infettiva causata dall’infezione di un virus a RNA del genere dei Rubivirus, appartenente alla famiglia delle Togaviridae. Si tratta di una malattia che viene trasmessa maggiormente in età infantile e che risulta particolarmente pericolosa se contratta in gravidanza.

Sintomi della rosolia

L’insorgenza della sintomatologia è caratterizzata dalla presenza di sintomi simil influenzali come febbre che non supera i 39 gradi centigradi e malessere. A seguito di questi prodromi insorgono congiuntivite e il tipico esantema maculo-papulare diffuso in tutto il corpo con partenza dal viso e andamento discendente, e con linfoadenopatia, tipicamente retro auricolare e sub occipitale, che precede l’insorgenza dell’esantema di circa una settimana. In circa la metà dei casi si tratta comunque di un’infezione che decorre completamente o quasi completamente in modo asintomatico. La rosolia può determinare l’insorgenza di complicazioni, come artriti ed encefaliti. Il quadro maggiormente temibile dell’infezione è quello della rosolia congenita: quando l’infezione viene contratta in gravidanza, maggiormente nelle prime 8-10 settimane di gestazione, vi è un elevato rischio che questa determini la presenza di malformazioni fetali, come difetti della vista, sordità, malformazioni a livello cardiaco, danni epatici e splenici e ritardo mentale.

Incubazione della rosolia

Il periodo di incubazione dura circa dalle 2 alle 4 settimane, prima dell’insorgenza della sintomatologia. Anche in questo caso la trasmissione avviene per via aerea, tramite droplets. La contagiosità del soggetto permane da circa una settimana prima dell’insorgenza della sintomatologia fino a circa una settimana dopo la risoluzione dell’esantema. La massima contagiosità si ha nella fase esantematica.

Terapia della rosolia

Anche in questo caso si tratta di una terapia sintomatica, assimilabile a quella di morbillo e parotite. L’unica strategia sanitaria mirata ed efficace è la vaccinazione.

Vaccino antimorbillo, parotite e rosolia: MPR

Il vaccino per morbillo, parotite e rosolia è un vaccino combinato che contiene il virus vivo attenuato. La somministrazione di questo vaccino viene effettuata nella prima infanzia: la prima dose deve essere somministrata tra i 12 e i 15 mesi di età, la seconda invece intorno ai 5-6 anni di età. Nel caso in cui la vaccinazione non sia stata effettuata nei tempi stabiliti dovrà essere effettuata con due dosi in età adolescenziale o adulta, a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra. Per quanto riguarda le donne fertili è consigliabile che siano immunizzate, esiste infatti anche un test pre-concezionale che va a valutare il grado di immunizzazione tramite la ricerca delle IgG anti-rosolia; in caso non siano immunizzate è caldamente raccomandata la vaccinazione prima del concepimento. La maggior parte delle persone che si sottopone a questa vaccinazione non presenta reazioni avverse. Raramente possono verificarsi reazioni minori al vaccino della durata di pochi giorni, e, in casi ancor più rari, si possono avere reazioni più importanti con gravi conseguenze, come convulsioni febbrili, encefalomielite, trombocitopenia e anafilassi. Trattandosi di un vaccino composto da virus vivo attenuato, la sua somministrazione è controindicata in chi abbia avuto una reazione grave alla prima somministrazione, nelle donne in gravidanza, nei soggetti immunodepressi, nei soggetti affetti da patologia neoplastica, nei soggetti affetti da alcune patologie ematologiche.

Fonti:

Organizzazione mondiale della sanità (WHO)

Centers for Disease Control and Prevention (CDC)

Istituto superiore di Sanità (ISS)

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