Redazionale

Perché la profilassi antimalarica a volte non funziona?

Data pubblicazione: 13/02/2023 - Ultimo aggiornamento: 13/09/2023
Categoria: News - Autore: Andrea Rossanese

 Perché la profilassi antimalarica a volte non funziona?

La malaria è la malattia tropicale parassitaria che ancor oggi miete più vittime nel mondo. Secondo le ultime statistiche ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i casi di malaria ogni anno sono globalmente circa 250 milioni cui conseguono circa 630000 morti. Di questi, almeno il 90% sono bambini di Paesi africani con un’età inferiore ai 5 anni. Nel restante 10% troviamo altri abitanti dei Paesi malarici ed un certo numero di viaggiatori internazionali. Secondo il più recente report dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, nei 5 anni pre-pandemia, tra il 2014 ed il 2018, nei Paesi della regione europea sono stati diagnosticati circa 8000 casi di malaria all’anno, quasi tutti di importazione. Perché avviene questo?

È risaputo che, quando un viaggiatore visita Paesi a rischio malarico, deve cercare di fare il possibile per non contrarre questa malattia poiché essa può rivelarsi molto pericolosa. Il primo passo consiste nel minimizzare il rischio di essere punti dalla zanzara anofele (il vettore del parassita), ricorrendo a quelle che sono universalmente conosciute come “misure di protezione personale”.

Poiché le anofele effettuano il loro pasto di sangue praticamente solo nelle ore notturne, il caposaldo della prevenzione personale resta l’utilizzo di una buona zanzariera, meglio se impregnata di insetticida, sotto la protezione della quale si devono trascorrere le ore che vanno dal tramonto di una giornata all’alba della successiva. Può sembrare banale ricordarlo, ma va da sé che la zanzariera in questione deve avere maglie sufficientemente piccole e, soprattutto, non presentare lacerazioni. Come già specificato, ancor meglio se essa sia impregnata con una sostanza insetticida (in genere si tratta di derivati del piretro, come la permetrina o la deltametrina), che interferisce con il sistema nervoso della zanzara rendendo l’insetto inoffensivo fino a causarne la morte. Con gli insetticidi, oltre alle zanzariere, si possono impregnare anche gli indumenti (non l’intimo) che si indossano durante il viaggio: non macchiano, non odorano, non rovinano i tessuti e resistono per diverse settimane dopo l’applicazione, anche a fronte di qualche eventuale lavaggio sanitizzante.

Il terzo elemento delle misure di protezione personale è rappresentato dai repellenti, cioè quelle sostanze chimiche che, applicate sulla pelle non coperta da abiti (e quindi di per sé esposta alla puntura delle zanzare), svolgono un’azione repulsiva perché in grado di disturbare la capacità sensoriale delle zanzare di individuare la loro possibile preda.

Quando il rischio di contrarre la malaria è ragionevolmente elevato e non ci si può accontentare delle sole misure di protezione personale, si ricorre anche all’assunzione della profilassi antimalarica. Essa si basa sull’assunto per cui, se le misure di protezione personale non sono risultate efficaci nell’impedire alla zanzara di pungere e di inoculare il parassita, si fa trovare a quest’ultimo un ambiente inadatto alla sua vita e alla sua moltiplicazione. La profilassi antimalarica riconosce tre farmaci (o associazioni di farmaci) in prima linea nella lotta alla malattia: Atovaquone-Proguanile, Doxiciclina e Meflochina. Di volta in volta l’operatore sanitario incaricato di effettuare la consulenza pre-viaggio individua l’agente migliore sulla base dell’attenta valutazione del rischio e dà al viaggiatore tutte le informazioni necessarie per il suo corretto utilizzo.

Dunque, se possiamo ipotizzare che, purtroppo, i bimbi dei villaggi africani muoiono perché non hanno accesso ai presìdi di prevenzione o alle cure, perché ogni anno ci sono viaggiatori che soccombono all’azione del parassita malarico? Cos’è che non funziona?

Evidentemente non hanno utilizzato le misure di protezione personale o non hanno assunto i farmaci di profilassi antimalarica, o addirittura entrambi. In alcuni casi possono essere stati destinatari di consigli sbagliati, per esempio il repellente scelto (o suggerito) non era alla concentrazione ottimale oppure non è stato applicato correttamente; in altre circostanze potrebbero aver assunto la profilassi sbagliata (un farmaco non adatto alla destinazione), oppure in modo errato o nelle dosi sbagliate, spesso a causa di informazioni non corrette reperite in rete in totale autonomia; o, ancora, sono stati seguiti i suggerimenti forniti da persone non competenti in materia (amici, parenti o conoscenti che hanno consigliato di prendere il farmaco che avevano assunto personalmente).

Infine, ma si tratta di un’esigua percentuale di casi, alcuni insuccessi si possono ascrivere alla sfortuna di aver incontrato un parassita resistente al farmaco che pur era stato prescritto ed assunto correttamente.

Tutto quanto sopra espresso conferma una volta di più, se mai fosse necessario, che non ci si può improvvisare esperti in tema di salute in viaggio e che spendere un po’ del proprio tempo nella preparazione del viaggio stesso cercando informazioni presso operatori specializzati fa la differenza tra un viaggio da dimenticare ed uno da ricordare per sempre.

Fonti

ECDC. Surveillance and disease data for malaria.

WHO. International Travel and Health. Chapter 7 - Malaria. Aggiornamento 2020.  

CDC. Yellow Book 2020: Health Information for International Travel.

Quaderni della Società Italiana di Medicina Tropicale e Salute Globale. Indicazioni della profilassi antimalarica nei viaggiatori in area endemica. Revisione 2018.

Alpern JD, Dunlop SJ, Dolan BJ, Stauffer WM and Boulware DR. Personal protection measures against mosquitoes, ticks, and other arthropods. Med Clin N Am 2016; 100: 303-16.

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