Redazionale

Primo focolaio di Virus Marburg in Tanzania

Data pubblicazione: 31/03/2023
Categoria: Alert dal mondo - Autore: Staff Ambimed

 Primo focolaio di Virus Marburg in Tanzania

La Tanzania ha confermato il suo primo focolaio di virus Marburg, dopo che sono stati segnalati casi e decessi nella regione nord-occidentale di Kagera.

Il Laboratorio di Sanità Pubblica Nazionale della Tanzania ha analizzato campioni per determinare la causa della malattia dopo che 8 persone hanno sviluppato sintomi tra cui febbre, vomito, sanguinamento e insufficienza renale. Cinque dei casi, tra cui un operatore sanitario, sono deceduti e i restanti tre stanno ricevendo cure. Sono stati identificati in totale 161 contatti, attualmente in corso di monitoraggio. 

"L'impegno delle autorità sanitarie della Tanzania nell'individuare la causa della malattia è un chiaro segnale della determinazione di rispondere efficacemente all'epidemia. Stiamo lavorando con il governo per aumentare rapidamente le misure di controllo per fermare la diffusione del virus ed eliminare l'epidemia il prima possibile", ha dichiarato il dott. Matshidiso Moeti, Direttore Regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l'Africa.

L'OMS sta sostenendo il Ministero della Salute del Paese con un team di emergenza per effettuare ulteriori indagini epidemiologiche. Il team di emergenza si concentrerà sulla ricerca attiva dei casi nella comunità e nelle strutture sanitarie locali per identificare ulteriori contatti e fornire loro le cure adeguate.

La malattia da virus di Marburg

La malattia da virus di Marburg è una malattia virale ad alto tasso di mortalità causata da un virus indigeno dell’Africa, molto simile a quello dell’Ebola, appartenente alla famiglia delle Filoviridae. I pipistrelli della frutta sono considerati ospiti naturali del virus Marburg.

La trasmissione avviene per contatto diretto con fluidi corporei infetti o superfici contaminate. I sintomi iniziali sono simili ad altre malattie febbrili tropicali, ma possono progredire in gravi manifestazioni emorragiche.

Attualmente non ci sono vaccini o trattamenti antivirali approvati, ma le cure di supporto e i trattamenti sintomatici possono migliorare la sopravvivenza.

Fonte:

WHO

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