Redazionale

Un caso di vaiolo delle scimmie nel Regno Unito

Data pubblicazione: 05/12/2019 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: Alert dal mondo - Autore: Staff Ambimed

Un caso di vaiolo delle scimmie nel Regno Unito

Nel Regno Unito, le Autorità Sanitarie hanno confermato che una persona è attualmente ricoverata con diagnosi di vaiolo delle scimmie.

Le indagini cliniche suggeriscono che è probabile che il paziente abbia contratto l’infezione durante un recente viaggio in Nigeria.

 “Il vaiolo delle scimmie non si diffonde così facilmente tra le persone e il rischio complessivo per la popolazione è molto basso. Stiamo dando seguito a coloro che hanno avuto stretti contatti con il paziente, compresi i passeggeri dello stesso volo, per offrire consigli e monitorarli se necessario ", ha dichiarato la Dott.ssa Meera Chand, consulente microbiologa presso PHE.

Nel Regno Unito, sono stati registrati già tre casi di vaiolo delle scimmie a settembre dell'anno scorso, due dei quali erano stati in Nigeria. A settembre 2017 difatti si è verificato un focolaio di vaiolo delle scimmie proprio in Nigeria.

Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale causata dal Monkeypox virus  - appartenente alla stessa famiglia del virus debellato del vaiolo - che non si diffonde facilmente tra gli esseri umani ed è di solito autolimitante, il che significa che le persone guariscono in poche settimane. A volte, tuttavia, l’infezione può causare gravi complicanze fino ad esitare nel decesso nel 10% dei casi.

CONSIGLI AI VIAGGIATORI

Poiché il virus si diffonde attraverso il contatto con gli animali o gli esseri umani infettati con il virus, il CDC consiglia ai viaggiatori diretti in Nigeria di:

  • Lavarsi le mani con acqua e sapone.
  • Evitare di toccarsi occhi, naso e bocca senza assicurarsi di aver le mani pulite
  • Evitare il contatto con persone visibilmente malate
  • Evitare di avvicinarsi a animali selvatici, sia vivi che morti, ed evitare il consumo di carne e prodotti derivati da animali selvatici

 

Fonte:

The Guardian
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