Redazionale

Perché vaccinare gli anziani contro lo pneumococco

Data pubblicazione: 06/11/2023
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini

Perché vaccinare gli anziani contro lo pneumococco

I batteri sono i principali agenti patogeni che possono provocare la polmonite nell’età avanzata. Tra questi, è importante menzionare lo pneumococco, responsabile dell'insorgenza della polmonite comunitaria, soprattutto negli anziani, che può causare anche numerose altre infezioni invasive.

Per ridurre l’incidenza delle patologie da pneumococco, il vaccino antipneumococcico è raccomandato, salvo specifiche controindicazioni, ai bambini, agli anziani over 65 e ai soggetti fragili. La vaccinazione, inoltre, permette di evitare la somministrazione della terapia antibiotica, associata spesso a fenomeni di resistenza.

Infezioni da pneumococco

Lo pneumococco, nome scientifico Streptococcus pneumoniae, è un batterio avvolto in una capsula di polisaccaridi che colonizza la rinofaringe e le vie respiratorie superiori soprattutto nei bambini di età < 2 anni, talvolta, anche in assenza di sintomi, in particolare nella stagione invernale e all’inizio della primavera.

L’elevata diffusone di infezioni da pneumococco è provocata dalla presenza di portatori sani che favoriscono la trasmissione da persona a persona. Il contagio si diffonde per via aerea con le goccioline di saliva emesse all’esterno da individui affetti dalla patologia infettiva mentre parlano, o con le secrezioni del tratto respiratorio come tosse e starnuti.

Quest’agente patogeno può provocare patologie non invasive come l'otite media acuta, la sinusite e la polmonite acquisita in comunità oppure patologie pneumococciche invasive (MIP) per la diffusione del batterio nel sistema nervoso centrale e/o circolatorio, quali la meningite (in particolare nei bambini) l'osteomielite, la sepsi, l’endocardite e le polmoniti batteriemiche (soprattutto negli adulti).

La patologia pneumococcica invasiva è una condizione grave che si manifesta spesso in persone di età superiore a 65 anni, l’invecchiamento, infatti, è correlato a un rischio maggiore di contrarre patologie infettive. Le problematiche associate a patologie croniche degenerative coesistenti e la perdita di efficienza del sistema immunitario, dovuta all’invecchiamento (immunosenescenza), favoriscono l’insorgenza di malattie infettive prevenibili con il vaccino.

Vaccinazione contro lo pneumococco

La vaccinazione antipneumococcica è essenziale per prevenire efficacemente l’infezione e per evitare che evolva in quadri clinici più gravi.

La vaccinazione, inoltre, è fondamentale per contrastare:

  1. patologie pneumococciche correlate a elevata morbilità e mortalità, in particolare nei soggetti ultrasessantacinquenni;
  2. fenomeni di antibiotico resistenza, infatti, nel 15-30% dei casi di infezione da pneumococco si manifesta una resistenza a più antibiotici, complicando la gestione della polmonite;
  3. l’aggravarsi di alcune patologie croniche come diabete, malattie respiratorie e cardiovascolari.

Nei casi in cui le infezioni da pneumococco evolvono in patologie severe (osteomielite, batteriemia, meningite, polmonite e setticemia) possono provocare danni permanenti e in alcuni casi essere letali.

La vaccinazione permette di affrontare anche un importante problema di salute pubblica con significativi risparmi sulle spese sanitarie (miglior rapporto costo/beneficio). Queste malattie trasmissibili, nei pazienti con patologie croniche, aumentano il rischio di ospedalizzazione e possono portare a una rapida perdita dell’autonomia dell’anziano, con un impatto economico gravoso sul sistema sanitario per i costi derivanti dalla degenza in ospedale.

Tenere sotto controllo l’insorgenza delle patologie infettive, pertanto, è fondamentale per i sistemi sanitari perché si riducono le disabilità, le ospedalizzazioni, il ricorso a farmaci e i decessi, così da garantire un invecchiamento in buona salute con un ridotto onere economico per il Servizio Sanitario Nazionale.

Raccomandazioni per la vaccinazione antipneumococcica negli anziani

Il vaccino antipneumococcico contiene frammenti purificati della capsula polisaccaridica dei diversi ceppi di Streptococcus pneumoniae. Esistano, infatti, più di 90 tipi di pneumococco che si differenziano chimicamente per impatto clinico e immunogenicità (capacità di una sostanza di stimolare l'attività del sistema immunitario). Il vaccino protegge dai virus di tipo 3, 4, 6B, 9V, 14, 18C, 19F e 23F, quelli che generalmente provocano l’insorgenza della patologia.

Nei soggetti ultrasessantacinquenni la vaccinazione pneumococcica è offerta dal SSN (Servizio Sanitario Nazionale) con la somministrazione di una dose di vaccino coniugato (PCV13), seguita da una dose di vaccino polisaccaridico (PPSV23).

È molto importante non invertire l’ordine di somministrazione dei due vaccini, per evitare una risposta immunitaria debole.

Il vaccino antipneumococco è raccomandato, ma non obbligatorio, per bambini, anziani di età pari o superiori ai 65 anni e per tutti i soggetti con fattori di rischio o affetti dalle seguenti patologie:

  • patologie polmonari croniche ad esempio le pneumopatie croniche ostruttive (BPCO), asma
  • cardiopatie croniche
  • epatopatie croniche, comprese quelle evolutive da alcool, cirrosi epatica
  • immunodeficienze congenite o acquisite
  • neoplasie diffuse
  • asplenia, assenza anatomica o funzionale della milza
  • diabete mellito
  • patologie onco-ematologiche (linfomi, leucemie e mieloma multiplo)
  • insufficienza surrenalica/renale cronica
  • alcoolismo cronico
  • infezione da HIV
  • emoglobinopatie (anemia falciforme e talassemia)
  • persone con perdite liquorali da traumi o intervento
  • presenza di impianto cocleare
  • trapianto di midollo o di organo,
  • patologie in trattamento immunosoppressivo continuativo

Abbinamento di vaccinazione pneumococcica e antinfluenzale

Le vaccinazioni sono indispensabili per la popolazione adulta e, in particolare, nell’età avanzata per prevenire il manifestarsi di patologie come l’influenza e le infezioni da pneumococco che colpiscono ogni anno milioni di persone, con un’incidenza maggiore nella popolazione anziana, che potenzialmente possono evolvere in polmonite.

Per un approccio preventivo più efficace contro la polmonite da pneumococco, ridurre l’ospedalizzazione e la letalità correlata a questa patologia è possibile associare il vaccino anti pneumococcico a quello antinfluenzale, oppure può essere effettuato da solo in qualsiasi stagione dell’anno e una sola volta nel corso della vita.

A chi è consigliato

Tutti i target di età possono effettuare la vaccinazione contro lo pneumococco, può essere somministrato anche ai neonati, generalmente è inserito nel calendario vaccinale obbligatorio. Le categorie maggiormente indicate, salvo specifiche controindicazioni, sono, tuttavia quelle più fragili, come gli anziani ma anche i bambini e gli adolescenti, è raccomandato, infatti, ai soggetti d’età compresa tra i 6 e i 64 anni.

Come si effettua la vaccinazione contro lo pneumococco

Il vaccino antipneumococcico, come quello antinfluenzale, si effettua attraverso un’iniezione intramuscolare, precisamente nel muscolo deltoide (spalla destra o sinistra).

Nei più piccoli il vaccino viene somministrato, solitamente, con iniezione intramuscolare sulla coscia.

L’efficacia del vaccino inizia 10-15 giorni dopo la somministrazione, assicurando una protezione che copre l’intero l’arco della vita, senza la necessità di ulteriori richiami.

Prevenzione dalle infezioni da pneumococco negli anziani: strategie vaccinali

Le istituzioni sanitarie hanno evidenziato l'importanza di una strategia vaccinale adeguata in relazione all’età e ai diversi possibili stati di salute soggettivi.

È importante prestare attenzione ai soggetti anziani più sensibili alle infezioni e allo sviluppo di patologie croniche. I pazienti anziani, fragili o affetti da patologie croniche e i bambini possono essere più a rischio di sviluppare complicazioni come polmonite o un peggioramento di patologie pregresse quali diabete, patologie respiratorie o cardiovascolari.

Per i pazienti over 65 anni, al fine di contrastare le malattie infettive e favorire il mantenimento di un buono stato di salute protratto nel tempo, è fondamentale impostare uno specifico programma vaccinale.

In Italia, in relazione ai dati del Global Burden of Disease, lo pneumococco provoca ogni anno oltre 6,7 decessi per 100.000 abitanti (uguale allo 0,9% di tutti i decessi) e oltre 2,7 anni vissuti con disabilità per 100.000 abitanti. L’infezione da pneumococco ha un’incidenza maggiore nei bambini sotto i 5 anni e negli over 65 (nel 2020, la percentuale dei neonati <1 anno era uguale a 2,65 per 100.000 abitanti e negli adulti >65 anni pari a 2,04 per 100.000 abitanti). È stato dimostrato che sottoporsi a vaccinazione antipneumococcica ha portato a una riduzione delle infezioni da pneumococco multiresistente nel 64% dei bambini e nel 45% degli adulti over 65, riducendo il rischio di sviluppare infezioni antibiotico-resistenti.

 

 

Fonti:

https://www.salute.gov.it/portale/vaccinazioni/dettaglioContenutiVaccinazioni.jsp?lingua=italiano&id=4811&area=vaccinazioni&menu=fasce#:~:text=Vaccinazione%20anti-pneu

https://www.sigg.it/wp-content/uploads/2020/05/Position-Paper-SIGG_I-vaccini-nelladulto-e-nellanziano_Conoscerli-per-promuoverli-002_compressed.pdf

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