Redazionale

Il Dr. Google non è laureato

Data pubblicazione: 13/01/2022 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Edoardo Zanini

Il Dr. Google non è laureato

Con l’avvento di Internet tutti hanno la possibilità di avere accesso a una grandissima quantità di informazioni con relativi aspetti positivi e negativi che ne conseguono. Gli utenti si sentono in grado e autorizzati a ricercare sul web senza il supporto e il consulto di un esperto.

Questo avviene a maggior ragione in campo sanitario, dove l’ansia, l’ipocondria e le paure sono maggiori.

Secondo IQVIA Italia oltre l’80% degli italiani cerca informazioni sulla propria salute: i risultati dell’indagine mostrano come la fascia media d’età (45-55 anni) è quella più attiva nella ricerca di informazioni sulla salute (87%), seguita dagli over 55 (85%).

Ma che cosa cercano gli italiani sul web in tema di salute? 

“Su Internet sintomi e patologie sono i temi più ricercati (64% dei casi), seguiti dagli stili di vita, per esempio dieta e alimentazione (55%). Ma si ricorre alla tastiera anche per capire meglio la posologia di un farmaco e le eventuali controindicazioni (43%), mentre scendono agli ultimi posti le ricerche sugli integratori (29%) e sui centri medici specialistici a cui rivolgersi (28%). A livello di genere, in tema di salute, le donne consultano il web molto più spesso (41%) rispetto agli uomini (21%).” Da Dr. Google vs Dottori

L’utilizzo smodato del dr. Google, come viene chiamato in questo caso, ha generato una diatriba e un conflitto che sembra insanabile tra l’assistente virtuale e i medici in carne ed ossa.

È chiaro come utilizzare Internet sia rapido, ritenuto sempre affidabile e di facile consultazione, ma è altresì evidente come dipenda da talmente tante varianti (colui che ne usufruisce, veridicità delle informazioni etc.) da renderlo uno strumento pericoloso, specialmente in un campo delicato come la medicina.

Sempre secondo l’indagine IQVIA, infatti, il 60% degli italiani si rivolge poi al medico di base per avere maggiori informazioni sui sintomi e la cura di una malattia, sulle strategie di prevenzione e sui farmaci e la terapia. Mentre al medico specialista e al farmacista i cittadini si rivolgono nel 27% dei casi.

L’altra fazione vede appunto i medici, che giustamente si sentono professionalmente sminuiti quando il paziente si presenta in studio con una diagnosi errata.

Il concetto che deve passare è che: il dr. Google non è laureato (a differenza dei medici).

Non è infallibile, anzi molto spesso sbaglia.

Come rilevato da uno studio Edith Cowan University pubblicato sul The Medical Journal of Australia – che ha preso in esame le varie “risposte” dei siti specializzati in salute e medicina - chiedere a internet di diagnosticare la malattia in base ai sintomi non è esattamente la soluzione migliore, anzi.

La diagnosi esatta arriva nel 30% dei casi, mentre due volte su tre le “risposte” sono sbagliate se non addirittura pericolose.

Rapporto medico-paziente

Colpevolizzare i pazienti poiché ricercano informazioni sulla propria salute sarebbe sbagliato. Piuttosto è opportuno fare un’analisi del motivo che spinge le persone a cercare su Google piuttosto che rivolgersi a un esperto.

Come detto in precedenza, l’accesso alle informazioni è molto più veloce rispetto alla classica telefonata al medico, che spesso si trova spesso impossibilitato alla comunicazione per via dei numerosi impegni. La paura, il panico e i brutti pensieri viaggiano sulla corsia di sorpasso rispetto alla ragione e trovano l’amico di supporto ideale nel mondo del web, che anch’esso corre veloce.

È importante quindi rivalutare il rapporto tra medico e paziente, che non può più essere quello di una volta, fatto di appuntamenti e attese: il paziente vuole sempre più essere coinvolto nelle decisioni in merito alla sua salute. Ha bisogno di un supporto costante fatto di empatia ma anche di rapidità.

La pandemia, in questo senso, ce lo ha fatto intendere molto bene: la medicina avrà sempre più bisogno della tecnologia per raggiungere i propri pazienti, ma la tecnologia deve essere utilizzata in maniera intelligente.

Il lockdown e il distanziamento in generale hanno spinto tanti medici (e tanti pazienti) a guardare a questo nuovo approccio con fiducia, scoprendo persino che alle volte risulta più efficace e più veloce rispetto ai metodi tradizionali. Quindi non bisogna solo criticare il famoso medico virtuale, bisognerebbe invece combatterlo a colpi di buon senso, vigilarlo ed istruirlo a dovere, fare in modo che sia il più attendibile possibile, e che soprattutto induca il paziente a rivolgersi poi alle strutture autorizzate e deputate alla cura richiesta. Allo stesso tempo rendere l’esperienza medico-paziente più fruibile, appagante e veloce.

I due “dottori” non devono eliminarsi vicendevolmente, è necessario prendere gli aspetti positivi di ognuno, tenendo ben presente che il focus della questione deve rimanere la salute e il benessere del paziente.

Fonti

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