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Infezioni da papilloma virus

Data pubblicazione: 30/11/2020 - Ultimo aggiornamento: 16/10/2023
Categoria: News - Autore: Giulia Menghetti

Infezioni da papilloma virus

L’HPV (Human Papilloma Virus) è una famiglia di virus che comprende circa 800 specie, la cui maggior parte è responsabile di infezioni benigne prevalentemente cutanee e mucosali. Una piccola parte di Papilloma Virus è invece responsabile di forme maligne con potenziale evolutivo verso una forma oncologica, se non trattate.

Il Papilloma Virus generalmente si replica all’interno delle cellule determinandone una eccessiva riproduzione e causando la formazione di lesioni espansive, alcune di carattere evolutivo neoplastico, che possono localizzarsi a livello cutaneo, genitale e delle alte vie respiratorie.

I ceppi virali di maggior interesse sono quelli a potenzialità oncologica, tra i quali ricordiamo il 6, 11,16, 18, 31, 33, 45, 52, 58. Questi ceppi sono maggiormente responsabili delle infezioni genitali e hanno una trasmissione per via sessuale. L’infezione genitale da parte di questi ceppi di HPV può determinare l’insorgenza di lesioni genitali ipertrofiche esofitiche chiamate “condilomi acuminati”, più frequenti nelle donne che negli uomini, ma sono lesioni ad evoluzione benigna. Inoltre, questi ceppi possono andare a colonizzare la mucosa della cervice uterina e innescare un processo di metaplasia cellulare fino ad arrivare ad una condizione di neoplasia vera e propria a carattere evolutivo maligno. Il Papilloma Virus può inoltre determinare l’insorgenza di neoplasie maligne anche nel sesso maschile, ma con una frequenza nettamente minore rispetto al sesso femminile.

L’infezione genitale da HPV risulta essere generalmente asintomatica, a parte i casi di insorgenza dei condilomi, sempre più frequenti nel sesso femminile che in quello maschile. Proprio per questa clinica silente, il virus ha un’elevata probabilità di essere trasmesso e di replicarsi indisturbato fino all’insorgenza di malattia neoplastica. L’infezione da HPV si stima infatti essere diffusa nell’80% della popolazione generale.

Tuttavia, possiamo distinguere in:

- Infezioni Transitorie: dopo un rapporto sessuale con un partner infetto, il materiale genetico virale può   essere rilevato per diversi giorni, anche in assenza di un'infezione.

- Infezioni Acute: alcune infezioni si stabiliscono, replicano con successo il genoma virale, producono virioni e alla fine vengono eliminate.

- Infezioni Latenti: solo alcune infezioni acute sembrano risolversi, ma il genoma virale rimane nella cellula infetta senza attività rilevabile. (La riattivazione dell'attività virale nelle infezioni latenti può avvenire molto più tardi, ad esempio innescata dall'immunosoppressione, ma spesso anche senza alcun motivo evidente).

- Infezioni Croniche: alcune infezioni acute non vengono eliminate e mantengono l'attività virale nel tempo. Tuttavia, le infezioni croniche clinicamente rilevanti possono ancora risolversi naturalmente, a volte nel giro di anni.

Trattandosi di un problema così diffuso e di una condizione predisponente all’insorgenza di neoplasia è stato sviluppato un programma di prevenzione vaccinale, una volta consigliato solo alle giovani donne ma ora anche agli uomini. Esistono tre vaccini per la prevenzione dell’infezione da HPV: Cervarix, vaccino bivalente che protegge dall’infezione dei ceppi 16 e 18; Gardasil, vaccino tetravalente che protegge dall’infezione dei ceppi 6, 11, 16 e 18; Gardasil 9, vaccino nonavalente che protegge dall’infezione dei ceppi 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58. I piani vaccinali aggiornati consigliano la vaccinazione a partire dai 12 anni in poi, sia nel sesso femminile che in quello maschile.  

 

 

Oltre ai programmi di prevenzione primaria, data la rilevanza clinica ed epidemiologica di questa infezione, sono stati sviluppati anche dei programmi di prevenzione secondaria, da attuare all’interno della popolazione femminile. Queste strategie sono finalizzate al rilevamento dell’infezione da HPV in uno stadio iniziale in modo da poter agire tramite terapia di eradicazione ed eventualmente follow up per evitare lo sviluppo di neoplasia francamente invasiva. Queste tecniche di prevenzione secondaria sono essenzialmente due, attuate secondo fasce di età differenti:

  1. Pap Test: da eseguirsi una volta ogni tre anni nella fascia 25-30 anni. Si tratta di un esame citologico della mucosa cervicale effettuato tramite tampone che mira ad identificare lesioni precoci della mucosa cervicale.
  2. HPV Test: viene effettuato nelle donne con età superiore a 30 anni e deve essere ripetuto una volta ogni 5 anni. È in grado di rilevare la presenza di HPV DNA nelle cellule della cervice uterina. Consente di identificare la popolazione di donne a rischio che devono essere monitorate con maggiore attenzione.

I programmi di prevenzione secondaria risultano essere particolarmente importanti data la latenza tra l’infezione da HPV e l’eventuale sviluppo di una lesione maligna, che di solito si aggira intorno ai 15-20 anni. Questo consente di poter individuare le lesioni in uno stadio estremamente precoce, rendendo possibile un trattamento radicale.

In ogni caso l’infezione da HPV è un fattore predisponente ma non determinante per lo sviluppo di tumore maligno della cervice; esistono altri fattori di rischio che favoriscono la progressione verso una lesione evolutiva maligna come: inizio precoce dell’attività sessuale, elevato numero di partner sessuali, gravidanze multiple, fumo, altre infezioni genitali, utilizzo di estro-progestinici, scarsa igiene sessuale, condizioni di immunodepressione.

Il trattamento dell’infezione da HPV varia a seconda della manifestazione clinica e della tipologia di evoluzione. È possibile che le infezioni cutanee scompaiano senza necessità di trattamento, ma solitamente il virus rimane latente nell’organismo. Se non regrediscono spontaneamente, le verruche cutanee possono essere trattate con soluzioni topiche a base di acido salicilico o acido tricloroacetico o con creme antivirali. Se resistenti al trattamento farmacologico possono essere escisse con trattamenti chirurgici locali come diatermocoagulazione, laser terapia o crioterapia. Il trattamento dei condilomi genitali consiste invece in escissione tramite diatermocoagulazione o laser terapia. Per quanto riguarda le lesioni precancerose della cervice uterina, queste vengono asportate tramite asportazioni parziali del collo dell’utero quando possibile, in modo da non intaccare le capacità riproduttive della paziente.

 

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