Redazionale

La gravidanza e l’immunodepressione

Data pubblicazione: 15/09/2022
Categoria: News - Autore: Staff Ambimed

La gravidanza e l’immunodepressione

Nel corso della gravidanza, si verifica nell’organismo femminile un “paradosso immunologico”, che sfida tutti i principi dell’immunologia. Il sistema immunitario, l'insieme di organi, cellule e mediatori chimici che difendono il nostro corpo dall’attacco di agenti patogeni esterni e interni, , infatti, si modifica in gravidanza per ospitare il feto e produce cellule specializzate per evitare che i tessuti fetali vengano percepiti come estranei e quindi aggrediti.

Si possono distinguere due tipi di immunità:

  • aspecifica o innata, fornisce una protezione generale e immediata contro germi, tossine, parassiti. Le cellule che consentono quest’attività sono: mastociti, macrofagi, granulociti (basofili, neutrofili, eosinofili), cellule Natural Killer (o NK);
  • specifica o adattiva, difende l’organismo in modo specifico e mirato dalla presenza di agenti estranei. Permette la produzione di anticorpi o causa la citotossicità ossia la morte cellulare. Le cellule chiamate a questa funzione sono: linfociti B, che producono anticorpi, e linfociti T con le relative sottoclassi: Th1, Th2, Th17 o cellule T helper, T regolatorie (o TReg, intervengono al termine del processo infiammatorio e promuovono la ricostituzione del tessuto danneggiato).

Il sistema immunitario si rimodula per riconosce il feto

Nel corso del periodo gestazionale, la donna convive con l’embrione che ha caratteristiche semi-allogeniche, o parzialmente diverse dalle sue (“allogenico” è un termine che indica nei trapianti un organo proveniente da un altro organismo). Infatti, il feto possiede un patrimonio genetico per metà di derivazione paterna. Se il sistema immunitario materno considerasse il feto come un corpo estraneo e mettesse in atto i meccanismi di difesa, la gravidanza terminerebbe dopo poco tempo. Per permettere l’impianto dell’embrione nella mucosa uterina e la prosecuzione della gestazione, il sistema immunitario femminile va incontro a una rimodulazione che si diversifica in relazione all’età gestazionale, ossia quel periodo che intercorre tra il concepimento e il parto.

Anche gli ormoni presenti durante la gravidanza (estrogeni, progesterone ed estradiolo) hanno un ruolo importante nella tolleranza attiva della madre nei confronti del feto.

Cellule T regolatorie e memoria immunologica

Diversi studi hanno evidenziato che la protezione del feto in gravidanza è dovuta all'espansione e alla conservazione delle “cellule T regolatorie”, che riconoscono gli antigeni fetali di derivazione paterna e stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi contro di esse. Questo sottoinsieme di cellule T annulla l'attacco immunitario materno contro il feto, ma permette ancora al sistema immunitario della mamma di contrastare le infezioni.

Se la mamma rimane nuovamente incinta, queste cellule T ricordano la prima gravidanza e forniscono una protezione supplementare per il feto contro gli attacchi delle difese immunitarie materne. Queste cellule, infatti, hanno una memoria immunologica della gravidanza, grazie alla quale si riducono le complicazioni, nelle gravidanze successive, rispetto alla prima.

Le altre cellule che favoriscono l’impianto dell’ovulo fecondato sono le cellule Natural Killer (NK) e i linfociti T helper, così definiti perché aiutano altre cellule del sistema immunitario a compiere le loro funzioni, e si differenziano in due sottotipi di cellule funzionali: i linfociti Th1 e Th2.

Funzioni dei linfociti Th1 e Th2 in gravidanza

I linfociti Th1:

  • facilitano l’impianto dell’ovulo fecondato nell’endometrio,
  • aiutano l’inizio del travaglio,
  • proteggono il feto dalle infezioni virali e dalla Toxoplasmosi.

Tuttavia, vengono associati a più di 2 episodi di aborto e a diminuzione della fertilità.

I linfociti Th2:

  • facilitano la fisiologica progressione della gravidanza,
  • ostacolano il parto prematuro o l’aborto spontaneo,
  • migliorano il decorso di alcune malattie autoimmuni durante la gravidanza, ad esempio, la sclerosi multipla e l’artrite reumatoide.

Nel corso della gravidanza sembra vi sia una in presenza maggiore di cellule Th2.

Come i linfociti T h, Th1 e Th2 influiscono nelle fasi della gravidanza

Nella fase iniziale della gravidanza l’endometrio subisce delle modificazioni a livello biochimico, di forma e struttura, aumenta fino a trasformarsi in uno strato spesso di tessuto ghiandolare ricco di vasi sanguigni. Questi cambiamenti sono l’ambiente ideale per l’impianto e il nutrimento dell’embrione, nelle prime settimane, e al tempo stesso garantiscono un’efficace protezione contro eventuali infezioni.

Primo trimestre di gravidanza

Nel 1° trimestre predomina la risposta pro-infiammatoria, per una maggior presenza di linfociti Th1 che rilasciano citochine pro-infiammatorie, indispensabile per permette l’impianto dell’embrione nella mucosa uterina. Si innescano, infatti, dei meccanismi di tolleranza immunitaria che permettono il non rigetto dell’impianto fetale. In questa fase l'embrione inizia a formarsi creando un tutto unico con l'endometrio, mucosa interna che riveste la superficie dell'utero.

Secondo e terzo trimestre

Nel secondo e terzo trimestre prevale la risposta antinfiammatoria, per un maggior numero di linfociti Th2 che secernano citochine antinfiammatorie, in previsione del parto. I linfociti Th2 stimolano la crescita e l'invasione del tessuto cellulare che nutre l’embrione (trofoblasto) favorendo il progressivo avanzamento della gravidanza.

Sistema immunitario e screening

È importante, pertanto, che nel corso della gravidanza tutti i componenti del sistema immunitario (organi, cellule, mediatori chimici) siano in perfetto equilibrio, per favorire un armonioso sviluppo del feto e garantire alla gestante una protezione dalle infezioni. Ogni qualvolta si altera questo delicato equilibrio si mette a rischio il decorso della gravidanza.

Per questo motivo sono importanti le visite preconcezionali, in particolare per tutte quelle coppie che non riescono a concepire naturalmente o con frequenti fallimenti nell’impianto embrionale oppure ripetuti aborti, per valutare se la possibile causa può essere dovuta a un’alterazione del sistema immunitario materno e ricorrere, se necessario, a un trattamento efficace.

Gli esami che vengono richiesti sono test immunologici e una biopsia endometriale allo scopo di analizzare la mucosa che riveste l’utero, l’endometrio. Esclusa la presenza di virus, batteri o infezioni si ricercano le cellule NK (Natural Killer) che alcuni studi associano a una irregolarità immunitaria che impedisce l’impianto dell’embrione. Un numero considerevole di cellule NK si può ricondurre alla presenza di infiammazioni a livello delle tube di Falloppio, a sindrome ovarica policistica, a patologie autoimmuni oppure a disfunzioni del sistema immunitario.

La terapia si basa su farmaci steroidi (cortisone), infusione di immunoglobuline Ig aspecifiche, sul mantenimento di un buon microbiota intestinale e vaginale o sull’assunzione di farmaci immunomodulatori.

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