Redazionale

Lo studio italiano sull’infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti affetti da tubercolosi

Data pubblicazione: 09/09/2020 - Ultimo aggiornamento: 29/05/2022
Categoria: News - Autore: Staff Ambimed

Lo studio italiano sull’infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti affetti da tubercolosi

Ad oggi, la pandemia della sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 (SARS-CoV-2) ha interessato ricercatori da tutto il mondo, non solo a causa del suo impatto sulla salute globale, ma anche in relazione ad altre patologie, infettive e non. Sono infatti innumerevoli gli studi condotti sulle conseguenze della malattia da COVID19 sulle condizioni concomitanti e pregresse.

In particolare, è stato recentemente pubblicato uno studio italiano condotto da Tadolini et al [1], che descrive la prima coorte di pazienti con diagnosi di tubercolosi (TB) affetti da COVID-19, reclutati dal Global Tuberculosis Network (GTN) in otto paesi e tre continenti.

Complessivamente sono stati raccolti e analizzati i risultati di 49 pazienti affetti da TB e COVID-19, in Belgio (n = 1), Brasile (n = 1), Francia (n = 12), Italia (n = 17), Russia (n = 6), Singapore (n = 1), Spagna (n = 10) e Svizzera (n = 1).

Dei 49 pazienti, 26 (53,0%) avevano diagnosi di TB prima della diagnosi di COVID-19, 14 pazienti (28,5%) hanno ricevuto la diagnosi di COVID-19 per primo, mentre in nove pazienti (18,3%) sono state diagnosticate entrambe le patologie nella stessa settimana.

Di seguito riportiamo i maggiori risultati dell’analisi preliminare sulla coorte di studio:

  • Nel 38,8% dei pazienti, l’infezione da SARS-CoV-2 è apparsa durante il trattamento anti tubercolare
  • La diagnosi di TB e COVID-19 è stata eseguita nella stessa settimana in nove pazienti, ponendo sfide di diagnosi differenziale, suggerendo che le valutazioni cliniche per indagare su COVID-19 hanno facilitato l'identificazione della TB
  • Sebbene la diagnosi di COVID-19 abbia preceduto quella di TB in 14 pazienti, sono necessari studi più ampi per comprendere un eventuale ruolo svolto da SARS-CoV-2 nella progressione dell'infezione tubercolare a malattia attiva. Probabilmente, si è verificata una sovrapposizione di segni e sintomi di COVID-19 e TB, e COVID-19 è stato diagnosticato prima a causa di un più alto indice di sospetto. Oppure, COVID-19 ha portato alla valutazione clinica e diagnostica i pazienti con TB prima che si manifestassero sintomi specifici correlati alla TB.

Ricordiamo che la TB è una malattia endemica in tutto il mondo, ma i Paesi ad alta endemia si trovano nel Sud-Est Asiatico, Pacifico e Africa. L’Italia è considerato un paese a bassa incidenza, registrando circa 4000 nuovi casi ogni anno (ISS Epicentro). Ancora oggi la TB rappresenta una delle 10 maggiori cause di morte nel mondo, solo nel 2017, infatti 10 milioni di persone hanno ricevuto diagnosi di TB, di cui 1.6 milioni sono decedute. È stimato che circa 1.7 miliardi di persone, il 23% della popolazione mondiale, è affetto dalla forma latente, e che sono quindi a rischio di poter sviluppare la malattia attiva nel corso della propria vita. (WHO, World Tuberculosis Report 2018)

[1] Tadolini M, Codecasa LR, García-García JM, et al. Active tuberculosis, sequelae and COVID-19 co-infection: first cohort of 49 cases. Eur Respir J. 2020;56(1):2001398. Published 2020 Jul 9. doi:10.1183/13993003.01398-2020

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