Redazionale

Quattro casi di rabbia umana a Oaxaca, in Messico

Data pubblicazione: 10/01/2023
Categoria: Alert dal mondo - Autore: Staff Ambimed

Quattro casi di rabbia umana a Oaxaca, in Messico

A dicembre 2022 lo stato di Oaxaca, nel sud-ovest del Messico, ha segnalato quattro casi di rabbia umana, un'infezione trasmessa attraverso il morso di animali selvatici.

Le autorità sanitarie hanno riferito che una donna adulta e tre minori hanno contratto l'infezione nello stato di Oaxaca. Due di loro, secondo un comunicato del governo locale, sono in condizioni critiche. Tutti e tre i casi sono stati causati da morsi di pipistrello.

Le persone contagiate provengono dalla comunità di Palo de Lima. Secondo Alma Lilia Velasco Hernández, segretaria sanitaria di Oaxaca, i pazienti appartengono a una comunità “estremamente emarginata”, e quindi più vulnerabile a rischi ambientali.

Le autorità sanitarie di Oaxaca hanno avviato i protocolli di sorveglianza epidemiologica.

La Rabbia

La rabbia è una zoonosi virale altamente letale, presente in tutti i continenti, ad eccezione dell'Antartide. Colpisce prevalentemente gli animali, mentre può essere trasmesso all’uomo in seguito a morso da parte dell’animale infetto. Oltre il 95% dei decessi umani per rabbia si verifica nelle regioni dell'Asia e dell'Africa.

Generalmente il periodo di incubazione è di due-tre mesi, ma può variare da una settimana fino ad un anno, a seconda di fattori quali il sito della ferita e la carica virale. I sintomi iniziali della rabbia includono febbre con dolore e formicolio insolito, pizzicore o sensazione di bruciore (parestesia) nella sede della ferita. Man mano che il virus si diffonde al sistema nervoso centrale, si sviluppa un'infiammazione dell’encefalo e del midollo spinale, altamente fatale. Il tasso di letalità per la rabbia è infatti tutt’oggi ancora molto alto se non viene trattato tempestivamente. Il decesso avviene nella maggior parte dei casi dai due ai dieci giorni dopo la comparsa dei sintomi.

Esistono due forme della malattia:

  • La rabbia furiosa, caratterizzata da segni di iperattività, comportamento eccitabile, idrofobia (paura dell'acqua) e talvolta aerofobia (paura delle correnti d'aria o dell'aria fresca). Il decesso sopraggiunge dopo pochi giorni per arresto cardio-respiratorio.
  • La rabbia paralitica rappresenta circa il 20% del numero totale di casi umani. Questa forma di rabbia ha un decorso più lungo rispetto alla forma furiosa. Gradualmente si sviluppa paralisi muscolare a partire dal sito del morso o del graffio, fino ad esitare in uno stato comatoso e decesso. La forma paralitica della rabbia è spesso mal diagnosticata, contribuendo alla sottostima della malattia.

La profilassi post-esposizione (PEP) è il trattamento immediato raccomandato dopo l'esposizione alla rabbia. La PEP consiste nel:

  • Lavaggio abbondante e trattamento locale della ferita appena possibile dopo l’esposizione sospetta;
  • Un ciclo di vaccino antirabbico;
  • La somministrazione di immunoglobuline, quando indicate.

Iniziare il trattamento subito dopo l'esposizione al virus della rabbia può prevenire efficacemente l'insorgenza dei sintomi e il decesso.

La profilassi pre-esposizione (PrEP) con il vaccino antirabbico, invece, è l’altro importante strumento per la prevenzione della rabbia, raccomandata alle persone ad alto rischio di esposizione a causa della loro occupazione o viaggio in un ambiente endemico con accesso limitato alle cure specifiche post-esposizione.

Fonte:

National Geographic

WHO

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