Redazionale

Storia della poliomielite e la situazione ai giorni nostri

Data pubblicazione: 03/05/2023
Categoria: News - Autore: Alberto Tomasi

Storia della poliomielite e la situazione ai giorni nostri

La poliomielite nel passato

Nel 1920 Franklin Delano Roosvelt si ammalò di poliomielite. Si era recato in vacanza per riposarsi dopo la sconfitta alle elezioni per la vicepresidenza. Nel 1924 diventerà presidente degli Stati Uniti. Nel 1955 vengono presentati da Jonas Salk all’università del Michigan i risultati di uno studio di campo che aveva coinvolto 1.829.916 bambini americani, canadesi e finlandesi, che permetteva di arrivare alla conclusione che il vaccino antipolio era sicuro e conferiva una protezione del 70% circa. Nel 1958 si ebbe in Italia un picco di poliomielite paralitica di 8.000 casi.

Mentre il vaccino di Salk era già ampiamente in circolazione, un altro ricercatore americano, Albert Sabin, lavorava a un vaccino antipolio basato su una forma attenuata del virus vivo, che al tempo si credeva fornisse un’immunità più duratura. Assunto per via orale invece che mediante iniezione, il vaccino di Sabin mostrò di indurre una risposta immunitaria nell’intestino, un processo fondamentale per arrestare la trasmissione del poliovirus selvaggio. Inoltre, la versione attenuata del virus poteva diffondersi e innescare l’immunità quando i soggetti vaccinati entravano a contatto con chi ancora non aveva ricevuto la dose (immunità di gregge).

“I due vaccini antipolio di Salk e Sabin rappresentarono un grande passo avanti per la medicina e una vera rivoluzione per la salute globale”, afferma Daniel Caplivski, esperto di malattie infettive presso la Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York.

Il vaccino di Sabin, somministrato per via orale fino ad anni recenti anche in Italia, ha permesso di eradicare la poliomielite in Europa ed è raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua campagna di eradicazione della malattia a livello mondiale. Il vaccino antipolio Salk, per via intramuscolare, è attualmente somministrato in Italia a tutti nuovi nati.

Il 16 novembre 1998 venne segnalato l’ultimo caso di poliomielite nella Regione Europea. Si trattava di un bambino di 33 mesi residente in Turchia, in un piccolo villaggio al confine con l’Iran. Non aveva ricevuto nessuna vaccinazione contro la polio. Il 31 gennaio 1999, a Davos (Svizzera) nel corso del Forum economico mondiale venne lanciata la GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization) con lo scopo di assicurare a ogni bambino del mondo la protezione dalle malattie prevenibili con i vaccini. L’obiettivo era quello di rilanciare i programmi di vaccinazione soprattutto nei paesi più poveri. Anche l’Egitto, il Paese dove la poliomielite è stata effigiata per la prima volta, sulle tombe dei faraoni 5000 anni fa, è stato ufficialmente eliminato dalla lista dei paesi endemici all’inizio del 2006. L’ultimo poliovirus indigeno è stato isolato da un campione ambientale, raccolto il 13 gennaio 2005. Anche in Siria a seguito della guerra civile la poliomielite risultava senza controllo per il blocco delle vaccinazioni e le drammatiche condizioni igienico sanitarie in cui si trovava la maggioranza della popolazione. Il 12 giugno 2014 il Direttore Generale dell’OMS ha stabilito che la diffusione internazionale dei poliovirus selvaggi costituisce un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale nel quadro del regolamento sanitario internazionale (RSI) ed ha emanato specifiche raccomandazioni temporanee a tutti i Paesi infetti riguardanti la vaccinazione antipolio di viaggiatori internazionali provenienti da questi Paesi, al fine di ridurre la diffusione internazionale di poliovirus selvaggi. Per mantenere elevato il livello di attenzione su questa malattia infettiva e con l’obiettivo di riuscire ad eradicarla, il 24 ottobre di ogni anno viene celebrato il World Polio Day. L’Unicef afferma che “siamo più vicini che mai alla fine della polio. Nel 1988 c’erano 350 mila casi di polio nel mondo, nel 2020, i casi di poliomielite segnalati sono stati poche decine. Il 24 ottobre 2019, nella Giornata mondiale contro la polio, una commissione internazionale indipendente di esperti ha dichiarato eradicato anche il polio virus di tipo 3, una delle tre varianti del virus, a quattro anni di distanza da un annuncio simile che aveva riguardato il tipo 2. «Un passo storico», secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha quindi evidenziato come ormai in forma selvaggia circoli soltanto il virus di tipo 1.

Il virus di tipo 1 è ancora endemico in Pakistan e Afghanistan, dove esiste una forte ostilità di gruppi locali nei confronti delle vaccinazioni. Il 25 agosto 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che il continente africano è polio-free, perché sono trascorsi quattro anni dall’ultimo caso registrato. Con questo annuncio cinque delle sei Regioni OMS sono state dichiarate libere dalla polio: le Americhe nel 1994, l’Europa nel 2002, il Sud-Est asiatico nel 2014 e la Regione del Pacifico nel 2000.

Si dovrà ancora mantenere efficiente il sistema di sorveglianza, ma è un enorme passo avanti sulla strada dell’eradicazione del virus. Il poliovirus, infatti, ha nell’uomo l’unico ospite e può essere eliminato se non vi sono più casi umani per un periodo sufficiente. Sarebbe la seconda malattia infettiva a essere eradicata dopo il vaiolo, dichiarato eradicato nel 1980.

La situazione attuale

Oggi, grazie alle estese campagne di vaccinazione e ai sistemi di sorveglianza, solo pochi casi di polio vengono riportati nel mondo. Tuttavia, due paesi, Afghanistan e Pakistan, rimangono ancora endemici, in quanto non hanno mai smesso di registrare casi di poliomielite. Nonostante le campagne di immunizzazione di massa abbiano eliminato il poliovirus selvaggio dalla maggior parte del mondo, anche in Nigeria e in India, in alcuni Paesi si sono verificati occasionalmente focolai della malattia. In tali casi, la malattia non viene provocata dal virus selvaggio, ma dai cosiddetti poliovirus vaccino-derivati, ovvero forme mutate del virus vivo attenuato presente nel vaccino orale di Sabin.

Per contenere la minaccia dei poliovirus vaccino-derivati si dovrebbe rinunciare ai vaccini orali, che sono stati così fondamentali per eradicare la malattia a livello globale. Ma anche se l’obiettivo a lungo termine è quello di abbandonarli del tutto, i vaccini orali sono ancora necessari per immunizzare le comunità in cui la polio è endemica. Ecco perché i ricercatori della Global Polio Eradication Initiative (GPEI, Iniziativa per l’eradicazione globale della polio), un’organizzazione pubblico-privata di cui fanno parte la Gates Foundation, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Rotary International e altri partner, hanno proposto una soluzione temporanea: una versione del vaccino orale che non preveda la possibilità di ritorno allo stato infettivo. “Abbiamo ulteriormente elaborato il virus vaccinale esistente”, spiegano i ricercatori che hanno identificato nel vaccino virale la parte specifica del virus vivo indebolito che è incline a tornare a uno stato infettivo e, modificando le istruzioni genetiche che definiscono la struttura del virus, hanno tentato di stabilizzarlo. Nelle aree in cui è stato distribuito il nuovo vaccino, non si sono verificati nuovi focolai di poliovirus vaccino-derivati. Il monitoraggio delle acque di scarico mostra che il virus non sta tornando allo stato virulento. Una volta che tutte le forme del virus selvaggio saranno state fermate, la GPEI ha in programma di passare all’uso del vaccino inattivato, per eliminare le condizioni che potenzialmente consentono ai poliovirus vaccino-derivati di emergere. Ma nel frattempo, continua, l’obiettivo è un altro: “Riuscire a vaccinare fino all’ultimo bambino nelle comunità più remote, indipendentemente dal vaccino usato”.

Raccomandazioni per i viaggiatori

Attualmente l’Oms raccomanda che tutti i viaggiatori in arrivo o in partenza per zone affette siano vaccinati contro la polio. Seguendo questa indicazione, il ministero della Salute italiano, il 18 luglio scorso, ha pubblicato una nota con le “Indicazioni per i viaggiatori che si dovessero recare in aree a rischio”.

Nella nota sono presenti le seguenti raccomandazioni:

  • Alle persone che stanno programmando un viaggio nei Paesi a rischio che abbiano completato il ciclo vaccinale di base a tre dosi ed abbiano ricevuto una dose di richiamo, la somministrazione di una ulteriore dose booster prima della partenza. Il vaccino di scelta per la dose booster è il vaccino antipoliomielitico inattivo tipo Salk o Ipv;
  • Ai viaggiatori diretti in Paesi a rischio non vaccinati, vaccinati in maniera incompleta, o di cui si ignora lo stato vaccinale, l’effettuazione di un ciclo vaccinale completo a 3 dosi di Ipv prima della partenza. In tal caso, la seconda dose va effettuata 4-8 settimane dopo la prima e la terza dose 6-12 mesi dopo la seconda.

Fonti:

Epicentro-ISS

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