Redazionale

Le morti sul lavoro in Italia nel biennio 2020/2021: i dati durante la pandemia

Data pubblicazione: 05/05/2022 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Staff Ambimed

Le morti sul lavoro in Italia nel biennio 2020/2021: i dati durante la pandemia

Un infortunio sul lavoro viene definito come qualsiasi lesione, in occasione di lavoro, da parte di una causa violenta in grado di determinare la morte della persona o una menomazione parziale o totale della capacità lavorativa. Affinché questo si possa definire tale sono necessari tre elementi: la lesione, la causa violenta e l’occasione di lavoro. Quest’ultimo requisito nello specifico richiede che vi sia un nesso di causalità tra il lavoro e il verificarsi del rischio a cui può conseguire l’infortunio, un rischio specifico, strettamente correlato al lavoro.

Nell’ambito degli infortuni sul lavoro rientra l’infortunio in itinere. Questo comprende gli eventi verificatisi durante il normale percorso dalla propria abitazione al luogo di lavoro, durante il percorso da un luogo di lavoro all’altro e anche il tragitto verso il luogo in cui si consumano i pasti in mancanza di mensa aziendale. L’unica esclusione dalla tutela riguarda il caso dell’utilizzo del mezzo di trasporto privato.

Il biennio del 2020/2021 ha visto un andamento diverso rispetto al precedente, fortemente segnato dalla pandemia Covid 19 e dalle misure di contenimento relative ad essa.

Nel 2020

In un periodo di analisi che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020 sono 574 le morti sul lavoro, si arriva a 1172 con i morti sulle strade e con i morti in itinere. Se da un lato il lockdown ha dato freno alle morti bianche, 18% in calo rispetto all’anno precedente, dall’altro si ha un incremento dovuto al numero di lavoratori della sanità che ha perso la vita durante la pandemia.

L’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro (INAIL) considera i lavoratori assicurati morti da malattia Covid come morti per infortuni sul lavoro. L’INAIL registra nel 2020, 1.538 denunce di morte sul lavoro, si ha quindi un incremento del 27,6% se si paragona ai 1.205 del 2019, dovuto appunto all’incremento dei casi Covid 19. Su questo numero incide fortemente la pandemia e i decessi ad essa correlati, essendo essi quasi un terzo di quelli segnalati. 799 infortuni mortali, 261 avvenuti fuori dall’azienda. Il complessivo del 2020 supera quindi i 1600 morti, con un decremento degli infortuni in itinere ma un aumento significativo delle morti totali.

In definitiva il Covid ha cambiato le carte in tavola, è riuscito nello stesso tempo a ridimensionare il numero delle denunce di infortunio rispetto al precedente biennio e con la sua letalità ad aumentare i casi mortali. Sono quindi diminuite le denunce di infortuni in itinere del 31,7% diretta conseguenza della minore circolazione stradale, all’incentivazione dello smart working e notevole aumento del 50,1% dei decessi sul luogo di lavoro, circa 1.312.

Soffermandoci sugli infortuni in itinere sono sicuramente diminuiti su larga scala in tutti i settori; rimane invece come nuovo dato l’aumento vertiginoso degli infortuni in occasione di lavoro per sanitari e parasanitari con +236,5%, 359 solo tra i medici.

Ciò nonostante, anche un altro settore è stato colpito fortemente dal virus, ovvero il settore edile, che anche nel momento dello stop generale ha proseguito la sua attività per garantire i lavori essenziali. Nell’intero anno solare solo nei cantieri le morti bianche sono state di 114, numero non indifferente se si tiene conto del parziale stop delle attività produttive. Nei cantieri, primo luogo di morte sul lavoro, si muore cadendo dall’alto, per schiacciamento ed anche contagiati dal Covid.

Nel 2021

L’anno successivo qualcosa è cambiato. Le fonti parziali parlano di un calo del 7,9% dei decessi. La problematica nasce dalla latenza con cui l’infezione virale tende a manifestarsi in forma letale. Quello che si può comunque affermare è che sono aumentati gli infortuni in itinere, da 214 a 248 nel 2021 (+15,9%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,9% (da 1058 a 973).

La mortalità è diminuita sia nei lavoratori di sesso femminile che di quelle maschili, rispettivamente del -8,7% e -3,3%. Rimane comunque elevata, con un numero di denunce pervenute all’INAIL pari a 1116 fino al dato del 30 novembre.

È scontato dire che sotto questi dati si ha la base dell’iceberg che raccoglie tutti le morti dei non assicurati e dei lavoratori in nero. Basti pensare che nel 2021 solo la categoria degli agricoltori ha contato 158 operai schiacciati da trattore, per un totale dell’Agricoltura del 30,22%. Segue l’Edilizia con il 15%, 10,75% gli Autotrasportatori.

Particolare quest’ultimo caso, come riporta l’ETSC di tutte le vittime su strada circa il 40% del totale è un lavoratore. Si parla di 1300/1400 morti su strada in occasione di lavoro, un dato sicuramente superiore ai dati dell’Istituto assicurativo: quindi è una stima del tutto parziale del fenomeno. Gli acquisti online crescono, cresce la richiesta e crescono gli infortuni su strada. Infine, troviamo i dati dell’industria, esclusa l’edilizia, con 5,89%. Rimane comunque la Lombardia ad avere il primato nella mortalità lavorativa con 106 casi nei primi otto mesi del 2021.

Stratificando i dati sulla base della nazionalità, con la pandemia si è avuto un calo della mortalità di lavoratori stranieri rispetto agli anni precedenti, circa il 6,5%, 10% nel biennio precedente. Volendo, invece fare una differenza territoriale il Sud è quello in cui si registra un aumento della mortalità, da 207 a 226, come nelle regioni centrali, da 183 a 196. Trend in calo nelle Isole, 4 in meno rispetto al precedente anno (70) e nel Nord-Ovest, con 363 morti nell’anno precedente e 254 morti nel 2021.

Ultimo dato particolare è quello degli incidenti plurimi, al 31 dicembre sono pervenute all’INAIL 17 denunce di incidenti plurimi avvenuti nel 2021 un trend in lieve aumento rispetto ai 13 dell’anno precedente, 40 i decessi, di cui 23 stradali ugualmente distribuiti su tutto il nostro territorio. Le cause restano le più variegate dal crollo di un fabbricato, passando per intossicazione da monossido di carbonio fino ad arrivare a schiacciamento per caduta di mezzi pesanti.

Nonostante la pandemia, sia il 2020 che il 2021 sono stati anni neri per le morti sul lavoro, ciò non fa altro che confermare la necessità di incrementare gli introiti in termini di tutela e prevenzione.

 

“I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba” – Giuseppe Ungaretti.

 

Fonti

www.inail.it

www.ilgiorno.it

www.lavoro.gov.it

www.blog.fenealuil.it

www.skytg24.it

www.qds.it

www.marcodemitri.it

www.repertoriosalute.it

www.cadutisullavoro.blogspot.com

Trovi questo articolo interessante? Condividilo sui social
Progettazione e sviluppo a cura di TECNASOFT