Redazionale

Nuova SARS?

Data pubblicazione: 23/01/2020 - Ultimo aggiornamento: 29/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)

Nuova SARS?

Un virus simile a quello della Sars, un Coronavirus, si è diffuso in queste ultime settimane in Cina, probabilmente a partenza dalla città di Wuhan. Ha raggiunto altre tre nazioni asiatiche, USA e Australia e soprattutto risulta possibile il passaggio del virus fra esseri umani, il cosiddetto contagio interumano. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO) ha indetto per questa nuova situazione la riunione di un comitato di emergenza per oggi 22 gennaio. Sul tavolo fra le altre misure vengono annunciati anche dei controlli più serrati negli aeroporti fino a sconsigliare spostamenti in regioni a rischio e a mettere in atto eventuali restrizioni nei viaggi, chiaramente non da tutta la Cina ma solo dalla città di Wuhan.

Le notizie, data la precocità nella manifestazione di questo focolaio che sta causando allarme a causa della somiglianza con la sindrome respiratoria acuta grave (Sars), che uccise quasi 650 persone in Cina e Hong Kong nel 2002-2003, non sono molte, ma non sembrano fornire al momento argomenti per un allarme eccessivo.

Secondo l’ultimo bollettino del Centro epidemiologico (Center for Health Protection, CHP) – sito a Hong Kong e pubblicato l’11 gennaio, il 9 gennaio 2020 la National Health Commission aveva annunciato l’isolamento nei competenti laboratori della Repubblica Popolare di un virus dal sangue di un paziente. In microscopia elettronica il virus aveva mostrato l’aspetto tipico di un Coronavirus. Il sequenziamento dell’intero genoma del virus aveva poi messo in evidenza un nuovo Coronavirus (nCoV), fino a ora considerato incapace di infettare l’uomo.

Il gruppo di esperti cinesi ha in via preliminare stabilito che questo virus è associato al gruppo di casi di polmonite virale che si sono verificati a Wuhan. Dopo ulteriori test, in 41 pazienti è stata diagnosticata l’infezione da nCoV. Da un punto di vista clinico, la malattia si è presentata con i classici sintomi di un’affezione respiratoria. I pazienti avevano tutti febbre, malessere generale e tosse, in alcuni casi con il carattere di sindrome dispneizzante. Tutti i casi sospetti sono stati trattenuti in isolamento. Al 14 gennaio, sette pazienti sono stati dimessi, fra quelli ancora ricoverati sei erano in gravi condizioni con un deceduto, i rimanenti si stavano mantenendo in condizioni stabili.

Il primo caso fatale ha colpito un uomo di 61 anni con importanti fattori di rischio, cioè una neoplasia addominale e un’epatite cronica. Era stato chiesto il ricovero in ospedale a causa di una localizzazione polmonitica complicata da insufficienza respiratoria. Altre complicazioni clinicamente rilevanti comprendevano polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock settico e insufficienza multiorgano. A oggi i casi fatali sarebbero tre. Ci sembra importante rilevare che probabilmente la preesistenza di fattori di rischio potrebbe essere determinante per lo sviluppo di complicazioni potenzialmente letali: età, malattie cardiovascolari, polmonari, neoplasie ecc.? Rientriamo pertanto apparentemente in un quadro clinico complessivo di minore gravità rispetto alla Sars del 2003, sia per quanto riguarda l’impegno clinico, che per la consistenza numerica dei casi gravi, rispetto a quelli totali. Le settimane che seguiranno ci daranno però dei dati più precisi, chiarendo altre caratteristiche epidemiologiche di questo focolaio e di questa nuova malattia ancora da precisare.

Lunedì la Corea del Sud ha riportato anche il suo primo caso: una donna di 35 anni che è arrivata da Wuhan. Thailandia e Giappone hanno segnalato un totale di tre casi, tutti visitatori della città cinese. Gli epidemiologi del Centro MRC for Global infectious diseases Analysis presso l’Imperial College di Londra hanno dichiarato, in un articolo pubblicato venerdì 17, che il numero di casi a Wuhan sarebbe probabilmente più vicino a 1.700, molto più alto del dato ufficiale. “We estimate that a total of 1,723 cases of 2019-nCoV in Wuhan City (95% CI: 427 – 4,471) had onset of symptoms by 12th January 2020 (the last reported onset date of any case)”. A oggi, per chi scrive il 22 gennaio, il numero delle vittime è salito a sei. E dall’Australia arriva la notizia di un primo caso sospetto su un uomo appena rientrato proprio dalla Cina

Nell’articolo si richiama inoltre l’attenzione sull’intenso traffico che si svolge attraverso l’Aeroporto internazionale di Wuhan, che potrebbe svolgere la funzione di centro di diffusione del virus con modalità difficili da controllare perché rappresenterebbe per il virus la possibilità di diffondersi in maniera concentrica verso destinazioni multiple e molto distanti fra loro. Ciò motiverebbe le misure di sorveglianza e controllo che vengono messe in atto negli aeroporti di tutto il mondo. Oggi gli USA comunicano il loro primo caso! Nonostante questa apparente diffusione a macchia d’olio, il rapidissimo riconoscimento laboratoristico dell’agente eziologico, cioè il Coronavirus novello (nCov), e la risposta altrettanto rapida di sorveglianza e controllo del focolaio che a livello internazionale si stanno mettendo in atto con estrema prontezza da parte delle autorità sanitarie.

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