Redazionale

Sepsi da meningococco a Brescia

Data pubblicazione: 17/12/2019 - Ultimo aggiornamento: 29/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)

Sepsi da meningococco a Brescia

Una recente notizia comparsa sulla stampa nazionale ha riguardato la morte agli Spedali Civili di Brescia di Veronica Cadei, studentessa di 19 anni, originaria della provincia di Bergamo. La morte della ragazza è stata con tutta probabilità causata da una sepsi, cioè da una malattia infettiva provocata da un microrganismo, meningococco di tipo C, capace non solo di sopravvivere, ma anche di riprodursi nel circolo sanguigno della vittima, sfuggendo alle difese immunitarie dei pazienti. Il colpo di scena sarebbe arrivato dall'esito dell'autopsia sul corpo di Veronica Cadei.

«Non è stata meningite, ma una infezione generalizzata fulminante non prevedibile. Il liquor (fluido contenuto nel cervello e nel midollo spinale, chiamato anche liquido cerebrospinale) era pulito e le meningi intatte. Il batterio all'origine di questa infezione è il meningococco di tipo C…».

Ci sono vari tipi di meningococco: A, B, C, W135, Y e anche altri. A, B e C rappresentano però la grande maggioranza dei casi.

Nei paesi occidentali il tipo più rappresentato è il B, ma il gruppo C sta guadagnando posizioni. In Africa è il sierotipo A, mentre in America Latina quello C.

In realtà, il dato riferito dall’articolo non costituisce un colpo di scena per l’esperto infettivologo: la presenza o meno del batterio nel liquor poteva benissimo non essere rilevata. La gravità dell’infezione, dal decorso letale, è attestata dalla crescita del meningococco C nella coltura del sangue.

Si possono avere in effetti tre principali decorsi clinici dell’infezione: a) la sepsi meningococcica, come nel nostro caso, b) la meningite, cioè l’interessamento esclusivo del sistema nervoso centrale, con positività della presenza di meningococco nel liquor e c) la sepsi insieme alla meningite. In quest’ultima situazione clinica, sia la coltura da sangue, che il rilievo nel liquor del batterio al microscopio e/o da coltura in laboratorio del liquor stesso, saranno positivi. 

Il meningococco colpisce principalmente bambini di età inferiore ai 5 anni e adolescenti. La mortalità complessiva, detta letalità, della malattia è di circa l'8% (5% per la meningite e 15-20% per la sepsi). Può essere migliorata in modo significativo con la somministrazione precoce di antibiotici. La maggior parte dei decessi si verificano nelle prime 24 ore, prima in genere di poter iniziare l'assistenza specialistica. È quindi necessario che i medici riescano a identificare quei pazienti che passeranno prevedibilmente dalla presentazione precoce non specifica alla malattia fulminante.

Quali sono questi sintomi?

Nella sepsi prevalgono questi, nell’ordine:

  • febbre;
  • mancanza di appetito;
  • dolori articolari;
  • petecchie sulla cute (piccole emorragie cutanee a colpo d’unghia) fino alla porpora generalizzata;
  • estremità fredde
  • l’interessamento (non la localizzazione) neurologica con sonnolenza e confusione fino alla letargia
  • shock cardiocircolatorio, spesso sostenuto da deficit iperacuto delle surrenali.

Nella forma a tipo meningite meningococcica avremo: febbre; sintomi neurologici molto evidenti con cefalea, irritabilità, per arrivare alla sonnolenza o allo stato confusionale, con vomito incoercibile, a getto e infine letargia; il medico può rilevare: rigidità del collo; fotofobia.

Nei neonati: pianto acuto; fontanella piena o rigonfia. I medici obbiettivamente possono rilevare: segno di Kernig positivo (dolore alla flessione della gamba estesa sull’anca prima dei 90 gradi); segno di Brudzinski positivo (la flessione del collo provoca a causa dell’irritazione delle meningi la flessione di fianchi e delle ginocchia).

La terapia prevede l’uso delle penicilline o beta lattamine. Nella pratica sono indicate le cefalosporine di terza generazione (ceftriaxone o cefotaxime). Se non sono disponibili né cefalosporina né benzilpenicillina, si possono somministrare ampicillina o amoxicillina.

Ma l’aspetto più triste della vicenda, riguarda il fatto che la ragazza si sarebbe potuta salvare ed evitare questa fine prematura. Sarebbe bastato infatti che fosse stata vaccinata. Avrebbe potuto vaccinarsi con il tetravalente (A, C, W135 e Y) coniugato e con quello diretto contro il sierotipo B. Avrebbe potuto inoltre aggiungere alla sua protezione la vaccinazione anti pneumococco, con un vaccino coniugato diretto contro 13 sierotipi dello pneumococco (PCV13), e con il vaccino diretto contro l’emofilo B.

Questi altri microrganismi sono infatti causa anch’essi di meningiti e sepsi nei bambini e possono risultare ugualmente letali, anche se in misura minore. Tutte queste vaccinazioni sono offerte fra le vaccinazioni obbligatorie dal Sistema Sanitario Italiano, facendo parte del Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV).

Per quelli che vogliono accelerare le procedure possono avvalersi delle strutture di Ambimed sia a Roma, che a Milano.

Fonti:

https://www.ilmessaggero.it/italia/meningite_ragazza_morta_veronica_cadei_non_era_meningite_ultimissime_oggi_5_dicembre_2019-4907586.html

Trovi questo articolo interessante? Condividilo sui social
Progettazione e sviluppo a cura di TECNASOFT