Redazionale

Viaggi e dialisi cosa fare

Data pubblicazione: 09/04/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Monica Amato - Michele Andreucci

Viaggi e dialisi cosa fare

L’insufficienza renale cronica (IRC, malattia renale cronica, MRC; CKD in lingua inglese) è una sindrome che consiste in una graduale, continua ed inesorabile riduzione della funzionalità renale fino ad arrivare ad uno stadio terminale comportante l’inizio di un trattamento sostitutivo, definito dialisi, atto a tenere temporaneamente in vita il paziente in attesa, qualora fosse possibile, di un eventuale trapianto di uno od anche due reni,  da parte di un donatore cadavere o vivente, anche non consanguineo.

Vi sono due tipi di dialisi ambulatoriale: l’emodialisi (o dialisi extracorporea) che necessita di un macchinario specifico e viene eseguita generalmente in ambiente ospedaliero, sotto stretto controllo medico-infermieristico e la dialisi peritoneale, che risulta di più facile esecuzione e che non necessita invece di uno stretto controllo medico-infermieristico, potendosi eseguire anche a domicilio.  La prima metodica, utilizzata nella stragrande maggioranza dei pazienti (90%), viene effettuata, solitamente a giorni alterni tre volte a settimana, in un centro di emodialisi presente sia in ospedale che in strutture pubbliche o private, queste ultime chiaramente convenzionate col Sistema Sanitario Nazionale, ma talora, in casi selezionati, può essere, seppur raramente, per ovvi motivi tecnico-organizzativi, eseguita anche a domicilio. Diversamente, la dialisi peritoneale viene eseguita in modo “continuo”, ossia quotidianamente nel corso delle 24h senza interruzioni, oppure più raramente in modalità “intermittente”, o addirittura in modalità “notturna” grazie a un macchinario diverso da quello utilizzato per l’emodialisi, e in maniera autonoma da parte del paziente, libero dunque, di non doversi recare necessariamente in un centro di emodialisi con una cadenza prestabilita. Il primo tipo di trattamento, quello emodialitico, definito come “standard” se prevede tre sedute a settimana ciascuna della durata di circa 4 ore, come fu proposto e descritto per la prima volta dal Prof. Vincenzo Cambi, Nefrologo dell’Università degli Studi di Parma negli anni ’60. Oggigiorno, tuttavia, si tende sempre più spesso a prescrivere un trattamento dialitico ambulatoriale “personalizzato” con diversi ritmi dialitici, che possono variare a seconda del singolo caso.

Da quanto esposto, ne consegue che, una persona in emodialisi, avente la necessità o il desiderio di effettuare un viaggio, comportante l’allontanamento dal proprio domicilio per una durata maggiore di due giorni, debba inevitabilmente e necessariamente e con largo anticipo, consultare i medici del centro emodialitico di riferimento affinché possa, in sicurezza, per la propria vita, viaggiare, vuoi per lavoro che per proprio diletto.

Per i pazienti in emodialisi, le problematiche, connesse alla possibilità o necessità di viaggiare, sono molteplici, anche nel caso in cui tale spostamento venga eseguito all’interno dei nostri confini nazionali e non a distanze particolarmente impegnative:

  1. La disponibilità nella località di destinazione, di un posto letto emodialitico libero,  presso  un centro di emodialisi dove poter essere sottoposti al necessario trattamento, tenendo anche presente un dato indispensabile, rappresentato dall’accreditamento al Sistema Sanitario Nazionale del Centro accettante, soprattutto se trattasi di struttura privata e convenzionata, affinché quest’ultima possa, prontamente e per tempo, inviare un preventivo, attestante i costi complessivi, alla ASL di appartenenza del paziente per conseguentemente, ottenere l’autorizzazione scritta con l’indicazione dell’entità del rimborso economico. La stessa procedura deve essere applicata anche nel caso di centri appartenente ad enti pubblici, ma che offrano il trattamento dialitico soltanto in regime di attività “libero-professionale”.
  2. Tipologia di seduta emodialitica prescritta dal centro accettante; può infatti differire principalmente per le diverse modalità con le quali possono essere eseguite le sedute emodialitiche per la presenza di macchinari di diversa tipologia e marca, rispetto a quelli utilizzati normalmente per quel dato paziente, che per la differente  tipologia di filtri dialitici utilizzati, che infatti possono essere costituiti da un diverso tipo di materiale rispetto a quello dei filtri utilizzati nel centro di riferimento; ciò può comportare la comparsa di episodi di “intolleranza” agli stessi, anche fortemente sintomatica.
  3. Il cambio dell’equipe medico-infermieristica che segue costantemente il paziente nel corso della seduta emodialitica, spesso anziano e con varie comorbidità, ossia affetto da molte altre malattie oltre quella renale, in particolare di tipo cardiologico che, spesso, sono causa di complicanze acute anche durante le varie sedute e, pertanto, rendono necessario un trattamento specifico, il quale, però, deve risultare adeguato al caso e deve essere ben tollerato dal paziente, cosa che solitamente è ben nota all’equipe di riferimento, ma non a quella accettante, con la reale possibilità di una più difficoltosa e più lenta  risoluzione di tali complicanze.


Alla luce di questi importantissimi aspetti sembra doveroso, in questa sede, fornire delle indicazioni su come un paziente emodializzato, interessato a sostenere un viaggio, possa farlo in modo sicuro. Egli può contattare direttamente un centro emodialitico, oppure chiedere l’intermediazione dell’equipe nefrologica di riferimento, dopo aver individuato il centro di emodialisi a cui affidarsi, cosa fattibile consultando in modo gratuito alcuni siti web, affidabili e costantemente aggiornati, come quello della Società Italiana di Nefrologia (S.I.N.): https://dialmap.it/

Altro sito web molto utile, curato dall’ANED (“Associazione nazionale emodializzati, dialisi e trapianto Onlus”), per informare il paziente in trattamento emodialitico sui vari aspetti logistici e burocratici da dover affrontare in vista di un viaggio che abbia la durata maggiore di due giorni, è il seguente: https://www.aned-onlus.it/tutele-sanitarie/dialisi-vacanza-in-italia-e-allestero/

Dopo aver individuato il centro di emodialisi ed aver svolto tutte le pratiche burocratiche, il paziente è pronto a partire e, in tal caso, il centro di emodialisi di riferimento consegna al paziente o, in alternativa, invia via e-mail o via fax, al centro accogliente, una breve relazione sulle sue condizioni cliniche e una scheda tecnica emodialitica in cui sono riportati tutti i parametri utili per poter impostare le sedute emodialitiche.

Ben più agevole risulta poter viaggiare per un paziente in trattamento dialitico peritoneale. Infatti, in tal caso, è sufficiente, non essendoci bisogno della macchina emodialitica, che lo stesso si faccia spedire al nuovo domicilio tutte le sacche necessarie di dialisato (una soluzione che gli permette di eseguire la dialisi), mediante le quali può in autonomia gestire il proprio trattamento, basato fondamentalmente sull’introduzione e la rimozione di tale soluzione, attraverso un catetere (tubicino) permanente nel proprio addome, ogni 4-6h nel caso della metodica “continua”.

A queste problematiche ormai note da decenni, allo stato attuale, si è aggiunta anche la pandemia da SARS Cov2 che ha reso, così come in generale per tutti i viaggiatori, l’organizzazione degli spostamenti, per i pazienti in trattamento emodialitico, ancora più complicata e difficoltosa.

La priorità data nella campagna vaccinale nazionale a questa tipologia di pazienti, particolarmente fragile, tuttavia, ha fortunatamente ridotto moltissimo la possibilità che essi possano contrarre le forme cliniche più aggressive della malattia e consente o consentirà loro, con il cosiddetto “passaporto turistico” (che sarà introdotto per l’accesso a determinate città regioni o stati) di poter viaggiare e soggiornare agevolmente in località diverse dal proprio usuale domicilio, dove saranno sottoposti a emodialisi.

 

FONTI PRINCIPALI (oltre a quelle già citate nel testo)

  1. “Nefrologia” a cura di Michele Andreucci – Idelson Gnocchi, Napoli, 2020 (ISBN: 9788879477024)
  2. «Short Dialysis» di Vincenzo Cambi, in «Topics in Renal Medicine» (V.E. Andreucci Series Editor), Springer, U.S.A., 1987 (Hardcover ISBN: 978-0-89838-858-9)
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